2014-06-15 09:44:00

Casa Museo sulla disabilità a Roma


Inaugurato a Roma in via Alessandria 159 il Museo sulla disabilità. Arredato come una casa, dove i visitatori possono disporre di diverse chiavi di lettura sui tanti aspetti della disabilità fisica e mentale sperimentando processi di esclusione o inclusione. Roberta Gisotti ha intervistato l’ideatore Stefano Onnis antropologo, direttore scientifico del Museo promosso dall’Associazione “Come un Albero”:

R. – Chi entra nel museo viene considerato anzitutto come un ospite della casa e riceverà infatti, poi, delle chiavi: saranno delle vere e proprie chiavi a mo’ di brochure per fare un percorso all’interno della casa che si svolge lungo tutte le stanze di una casa ideale: quindi il soggiorno, la sala da pranza, la cucina… All’interno di questa casa ci sarà quindi modo di fare questo percorso riflessivo. Il museo è sullo sguardo proprio della disabilità e quindi il fruitore del museo potrà riflettere su se stesse anzitutto, per poi vedere quali siano i processi di inclusione e di esclusione a cui esso stesso partecipa.

D. – Quali sono gli oggetti esposti?

R. – Noi li abbiamo chiamati oggetti narranti, nel senso che sono anzitutto evocativi e ogni oggetto rimanda ad un preciso discorso legato a quell’ambiente: per esempio il letto, in una camera da letto, rimanda a tutto il discorso della vita affettiva e sessuale. Ogni oggetto ha attaccato un cartoncino su cui può leggere una serie di spiegazioni, che aiutano a capire meglio il percorso, e anche delle narrazioni. Alcune di queste narrazioni sono anche nascoste e quindi si invita proprio l’ospite a curiosare, ad aprire cassetti o anche ad interagire direttamente con gli oggetti: nella stanza della sala da pranzo, ad esempio, c’è addirittura la possibilità di apparecchiare e nell’apparecchiare si scoprono alcuni meccanismi, vengono svelati alcuni meccanismi delle dinamiche sociali.

D. – Nel museo lavorano anche persone disabili…

R. – Il progetto nasce proprio come progetto di inserimento lavorativo di alcune persone con disabilità intellettiva di livello medio-lieve e l’idea è quella di collegare al museo, quindi ad una parte più culturale, l’aspetto pratico di un angolo bar: per cui queste persone, terminato questo percorso di formazione, lavoreranno all’interno dell’angolo bar.

D. – Il museo si propone anche come luogo di incontri e di eventi…

R. - L’obiettivo è quello di far sì che le persone non vengano solo per vedere il museo, ma anche per viverlo come centro culturale.

D. – Dottor Onnis, si parla poco di disabilità?

R. – Se ne parla - secondo me - molto di più in questi anni, ma se ne parla male: il punto che noi vogliamo mettere in evidenza è proprio questo. C’è grande retorica, ci sono grandi discorsi, però poi alla fine, all’atto pratico, manca qualcosa… Il percorso, in realtà, mette in luce proprio quest’aspetto, che alla fine è soltanto raccontare perché parlare di disabilità non è qualcosa di buono, ma il problema è tutto nel come.








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