RV 14 iun 2014. ”În timpurile noastre există foarte mulți oameni care
nu-l cunosc pe Isus Cristos. Rămâne, de aceea, de mare urgență misiunea către popoare
(ad gentes), la care toți membrii Bisericii sunt chemați să participe, întrucât
Biserica este prin natura ei misionară; Biserica s-a născut «în ieșire»”: se citește
în Mesajul Papei Francisc pentru a 88-a Zi misionară mondială, care se va marca duminică,
19 octombrie 2014.
”Ziua Misionară Mondială”, se citește în Mesajul Papei,
”este un moment special în care credincioșii de pe diferite continente se angajează
prin rugăciune și gesturi concrete de solidaritate în sprijinul tinerelor Biserici
din teritoriile de misiune. Este o celebrare marcată de har și de bucurie. De har,
pentru că Duhul Sfânt, trimis de Tatăl, oferă înțelepciune și tărie celor care sunt
docili față de lucrarea sa. De bucurie, pentru că Isus Cristos, Fiul Tatălui, trimis
să evangelizeze lumea, susține și însoțește activitatea noastră misionară”.
Mesajul
Papei, asupra căruia vom reveni pe larg în emisiunile următoare, scoate în prim plan
”tocmai bucuria lui Isus și a discipolilor misionari”, îndreptând atenția spre o imagine
biblică luată din capitolul 10 al Evangheliei după Sf. Luca. Este vorba de trimiterea
în misiune și întoarcerea celor 72 de discipoli care au primit de la Isus mandatul
de a vesti Împărăția lui Dumnezeu și de a pregăti oamenii la întâlnirea cu Isus.
(rv
– A. Dancă)
Aici, pentru moment în italiană, Mesajul Papei:
PAPA
FRANCESCO Messaggio per l’88.ma Giornata Missionaria Mondiale 2014
Cari
fratelli e sorelle,
oggi c’è ancora moltissima gente che non conosce Gesù Cristo.
Rimane perciò di grande urgenza la missione ad gentes, a cui tutti i membri della
Chiesa sono chiamati a partecipare, in quanto la Chiesa è per sua natura missionaria:
la Chiesa è nata “in uscita”. La Giornata Missionaria Mondiale è un momento privilegiato
in cui i fedeli dei vari continenti si impegnano con preghiere e gesti concreti di
solidarietà a sostegno delle giovani Chiese nei territori di missione. Si tratta di
una celebrazione di grazia e di gioia. Di grazia, perché lo Spirito Santo, mandato
dal Padre, offre saggezza e fortezza a quanti sono docili alla sua azione. Di gioia,
perché Gesù Cristo, Figlio del Padre, inviato per evangelizzare il mondo, sostiene
e accompagna la nostra opera missionaria. Proprio sulla gioia di Gesù e dei discepoli
missionari vorrei offrire un’icona biblica, che troviamo nel Vangelo di Luca (cfr
10,21-23).
1. L’evangelista racconta che il Signore inviò i settantadue discepoli,
a due a due, nelle città e nei villaggi, ad annunciare che il Regno di Dio si era
fatto vicino e preparando la gente all’incontro con Gesù. Dopo aver compiuto questa
missione di annuncio, i discepoli tornarono pieni di gioia: la gioia è un tema dominante
di questa prima e indimenticabile esperienza missionaria. Il Maestro divino disse
loro: «Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto
perché i vostri nomi sono scritti nei cieli. In quella stessa ora Gesù esultò di gioia
nello Spirito Santo e disse: “Ti rendo lode, o Padre”. (…) E, rivolto ai discepoli,
in disparte, disse: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete”» (Lc 10,20-21.23). Sono
tre le scene presentate da Luca. Innanzitutto Gesù parlò ai discepoli, poi si rivolse
al Padre, e di nuovo riprese a parlare con loro. Gesù volle rendere partecipi i discepoli
della sua gioia, che era diversa e superiore a quella che essi avevano sperimentato.
2. I
discepoli erano pieni di gioia, entusiasti del potere di liberare la gente dai demoni.
Gesù, tuttavia, li ammonì a non rallegrarsi tanto per il potere ricevuto, quanto per
l'amore ricevuto: «perché i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10,20). A loro
infatti è stata donata l’esperienza dell’amore di Dio, e anche la possibilità di condividerlo.
E questa esperienza dei discepoli è motivo di gioiosa gratitudine per il cuore di
Gesù. Luca ha colto questo giubilo in una prospettiva di comunione trinitaria: «Gesù
esultò di gioia nello Spirito Santo» rivolgendosi al Padre e rendendo a Lui lode.
Questo momento di intimo gaudio sgorga dall'amore profondo di Gesù come Figlio verso
suo Padre, Signore del cielo e della terra, il quale ha nascosto queste cose ai sapienti
e ai dotti, e le ha rivelate ai piccoli (cfr Lc 10,21). Dio ha nascosto e rivelato,
e in questa preghiera di lode risalta soprattutto il rivelare. Che cosa ha rivelato
e nascosto Dio? I misteri del suo Regno, l’affermarsi della signoria divina in Gesù
e la vittoria su satana. Dio ha nascosto tutto ciò a coloro che sono troppo pieni
di sé e pretendono di sapere già tutto. Sono come accecati dalla propria presunzione
e non lasciano spazio a Dio. Si può facilmente pensare ad alcuni contemporanei di
Gesù che egli ha ammonito più volte, ma si tratta di un pericolo che esiste sempre,
e che riguarda anche noi. Invece, i “piccoli” sono gli umili, i semplici, i poveri,
gli emarginati, quelli senza voce, quelli affaticati e oppressi, che Gesù ha detto
“beati”. Si può facilmente pensare a Maria, a Giuseppe, ai pescatori di Galilea, e
ai discepoli chiamati lungo la strada, nel corso della sua predicazione.
3. «Sì,
o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Lc 10,21). L’espressione di
Gesù va compresa con riferimento alla sua esultanza interiore, dove la benevolenza
indica un piano salvifico e benevolo da parte del Padre verso gli uomini. Nel contesto
di questa bontà divina Gesù ha esultato, perché il Padre ha deciso di amare gli uomini
con lo stesso amore che Egli ha per il Figlio. Inoltre, Luca ci rimanda all’esultanza
simile di Maria, «l’anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio
mio Salvatore» (Lc 1,47). Si tratta della buona Notizia che conduce alla salvezza.
Maria, portando nel suo grembo Gesù, l’Evangelizzatore per eccellenza, incontrò Elisabetta
ed esultò di gioia nello Spirito Santo, cantando il Magnificat. Gesù, vedendo il buon
esito della missione dei suoi discepoli e quindi la loro gioia, esultò nello Spirito
Santo e si rivolse a suo Padre in preghiera. In entrambi i casi, si tratta di una
gioia per la salvezza in atto, perché l’amore con cui il Padre ama il Figlio giunge
fino a noi, e per l’opera dello Spirito Santo, ci avvolge, ci fa entrare nella vita
trinitaria. Il Padre è la fonte della gioia. Il Figlio ne è la manifestazione,
e lo Spirito Santo l’animatore. Subito dopo aver lodato il Padre, come dice l’evangelista
Matteo, Gesù ci invita: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io
vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite
e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce
e il mio peso leggero» (11,28-30). «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita
intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui
sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento.
Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Esort. ap. Evangelii gaudium,
1). Di tale incontro con Gesù, la Vergine Maria ha avuto un’esperienza tutta singolare
ed è diventata “causa nostrae laetitiae”. I discepoli, invece, hanno ricevuto la chiamata
a stare con Gesù e ad essere inviati da Lui ad evangelizzare (cfr Mc 3,14), e così
sono ricolmati di gioia. Perché non entriamo anche noi in questo fiume di gioia?
4. «Il
grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo,
è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca
malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata» (Esort. ap. Evangelii gaudium,
2). Pertanto, l’umanità ha grande bisogno di attingere alla salvezza portata da Cristo.
I discepoli sono coloro che si lasciano afferrare sempre più dall'amore di Gesù e
marcare dal fuoco della passione per il Regno di Dio, per essere portatori della gioia
del Vangelo. Tutti i discepoli del Signore sono chiamati ad alimentare la gioia dell’evangelizzazione.
I vescovi, come primi responsabili dell’annuncio, hanno il compito di favorire l’unità
della Chiesa locale nell’impegno missionario, tenendo conto che la gioia di comunicare
Gesù Cristo si esprime tanto nella preoccupazione di annunciarlo nei luoghi più lontani,
quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio, dove vi è
più gente povera in attesa. In molte regioni scarseggiano le vocazioni al sacerdozio
e alla vita consacrata. Spesso questo è dovuto all’assenza nelle comunità di un fervore
apostolico contagioso, per cui esse sono povere di entusiasmo e non suscitano attrattiva.
La gioia del Vangelo scaturisce dall’incontro con Cristo e dalla condivisione con
i poveri. Incoraggio, pertanto le comunità parrocchiali, le associazioni e i gruppi
a vivere un’intensa vita fraterna, fondata sull’amore a Gesù e attenta ai bisogni
dei più disagiati. Dove c’è gioia, fervore, voglia di portare Cristo agli altri, sorgono
vocazioni genuine. Tra queste non vanno dimenticate le vocazioni laicali alla missione.
Ormai è cresciuta la coscienza dell’identità e della missione dei fedeli laici nella
Chiesa, come pure la consapevolezza che essi sono chiamati ad assumere un ruolo sempre
più rilevante nella diffusione del Vangelo. Per questo è importante una loro adeguata
formazione, in vista di un’efficace azione apostolica.
5. «Dio ama chi dona
con gioia» (2 Cor 9,7). La Giornata Missionaria Mondiale è anche un momento per ravvivare
il desiderio e il dovere morale della partecipazione gioiosa alla missione ad gentes.
Il personale contributo economico è il segno di un'oblazione di se stessi, prima al
Signore e poi ai fratelli, perché la propria offerta materiale diventi strumento di
evangelizzazione di un’umanità che si costruisce sull’amore. Cari fratelli e sorelle,
in questa Giornata Missionaria Mondiale il mio pensiero va a tutte le Chiese locali.
Non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione! Vi invito ad immergervi nella
gioia del Vangelo, ed alimentare un amore in grado di illuminare la vostra vocazione
e missione. Vi esorto a fare memoria, come in un pellegrinaggio interiore, del “primo
amore” con cui il Signore Gesù Cristo ha riscaldato il cuore di ciascuno, non per
un sentimento di nostalgia, ma per perseverare nella gioia. Il discepolo del Signore
persevera nella gioia quando sta con Lui, quando fa la sua volontà, quando condivide
la fede, la speranza e la carità evangelica. A Maria, modello di evangelizzazione
umile e gioiosa, rivolgiamo la nostra preghiera, perché la Chiesa diventi una casa
per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un nuovo mondo.
Dal
Vaticano, 8 giugno 2014, Solennità di Pentecoste