"E' giusto considerare anche gli aspetti poco noti, i lati bui, di un passaggio storico che viene valutato positivamente, come la liberazione dal nazi-fascismo. Fatti che hanno lasciato tracce profonde nei territori dove si sono verificati". Così, Gigi Di Fiore, autore del saggio 'Controstoria della liberazione' (Rizzoli), inquadra criticamente il fenomeno delle cosiddette 'marocchinate': gli stupri di massa commessi 70 anni fa in Ciociaria dalle truppe coloniali nord-africane che combattevano con i francesci nelle forze alleate. "La liberazione del Sud fu rapida ma si lasciò dietro stragi e crimini dimenticati. Le testimonianze raccontano che, alla vigilia della battaglia finale controi tedeschi, il generale Juin promise 'carta bianca' ai soldati marocchini in caso di successo. Avrebbero potuto comportarsi come vincitori sui vinti, contando sulla connivenza e i silenzi degli ufficiali francesi". Così, la popolazione ciociara che aspettava gli americani liberatori, subì le violenze, gli stupri dei militari nord-africani.
"Ci fu una battaglia giuridica, ma le circa 60mila donne vittime di violenza - che causarono malattie e, soprattutto, fecero nascere figli indesiderati - ricevettero un risarcimento solo in alcuni casi, perché lo stupro non era considerato crimine di guerra. Poca cosa rispetto alla conseguenza che quelle violenze ebbero sulle loro vite, rovinate per sempre anche dal punto di vista sociale. Anche molti uomini che cercarono di difenderle furono uccisi o stuprati", spiega Di Fiore.
Uno dei comuni più colpiti dalle 'marocchinate' fu Esperia, in provincia di Frosinone, proprio per questo medaglia d'oro al merito civile dal 2004. "Per noi il 17 maggio è il Giorno della memoria. Nel '44 fummo liberati dai nazi-fascisti ma poi subimmo violenze dai cosiddetti liberatori", spiega il sindaco Giuseppe Moretti. "Abbiamo 700 casi di stupri conclamati, anche di anziani e bambini. Un parroco, don Alberto Terilli, che aveva tentato di salvare alcune donne, morì proprio in seguito alle violenze sessuali subite. Sono fatti all'inizio rimossi, di cui si iniziò a parlare solo vent'anni dopo la fine della guerra".
"I silenzi furono causati da ragioni di stato. L'Italia doveva farsi perdonare il peccato originale dell'alleanza con i nazisti per essere riamessa nel consesso internazionale. E fare queste denunce non era opportuno", spiega Di Fiore. "Ci furono anche polemiche che investirono L'Osservatore Romano che dal Vaticano denunciò queste vicende e fu zittito dalla stampa degli alleati".
"Oggi - conclude il sindaco di Esperia - insegnamo ai nostri giovani la memoria di queste vicende, perché non si ripetano, ma anche soprattutto per evitare che i ricordi si trasformino in risentimento per i tanti nord-africani che vivono in Italia. Anzi, ospitiamo da noi famiglie marocchine proprio per educare alla fratellanza".
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