2014-06-10 14:30:00

Vescovi Eritrea: Paese si sgretola, servono coraggio e pulizia


“Siamo sinceramente preoccupati per le ferite morali e spirituali che affliggono la nostra società”. A dichiararlo sono i vescovi dell’Eritrea, in una lunga Lettera pastorale, redatta in occasione dell’anniversario d’indipendenza del Paese africano. Il servizio di Roberta Gisotti:

“Dov’è tuo fratello?”, il titolo della Lettera. Un interrogativo che oggi grava – scrivono i presuli eritrei – sulla coscienza di tutti noi, in un Paese non in pace e non guerra, con gravissimi problemi sociali ed economici, dove “migliaia di giovani istruiti” e intelligenti “ci lasciano", denunciano i presuli, “i bambini raggiungono i genitori all’estero in viaggi di non ritorno” e “i genitori raggiungono i figli” e “non rientrano più”. “Ci terrorizza – ammettono i vescovi – la prospettiva di drastico spopolamento del territorio”. E se le morti nel Mediterraneo di centinaia di eritrei, nel settembre e ottobre scorsi, sono state “il culmine di un’odissea che si ripeteva da anni”,  bisogna “correre ai ripari con coraggio e creatività per trattenere chi non è partito e per richiamare chi è partito”.

Come chiede Papa Francesco, “spetta alle comunità cristiane analizzare obiettivamente la situazione del loro Paese”. Non si tirano indietro i presuli eritrei nell’additare le cause del degrado materiale e morale. Povertà estrema, esorbitanti prezzi dei beni, salari bassi e affitti altissimi, blocco delle attività edilizie. E poi, ancora, desertificazione del territorio, malattie endemiche in crescita, sistema scolastico arretrato, disgregazione della famiglia, anche a causa del servizio militare non retribuito e senza limiti di tempo e i molti giovani trattenuti in carcere e nei centri rieducativi. Infine, la corruzione, l’ingordigia, l’irresponsabilità che pervade ogni ambito della vita sociale e la disinformazione eretta a sistema. Per i giovani senza futuro “non bastano eleganti e altisonanti slogan – ammoniscono i vescovi – servono opportunità lavorative”. Si appellano i presuli a tutti i leader religiosi per “la conversione dei cuori e delle menti" e chiedono alle autorità civili “di instaurare una politica di chiarezza, di trasparenza e di legalità”.








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