2014-06-10 12:07:00

Immigrazione. Colombo: flussi non sono questione italiana ma globale


Non conoscono tregua gli sbarchi di migranti sulle coste italiane. In Sicilia ne sono arrivati ieri circa 980, altri 1.027 sono stati 'dirottati' a Taranto. “La questione degli immigrati nel Mediterraneo non è un problema che l'Italia può affrontare da sola", riconosce intanto l’Onu. Oggi, l’incontro tra il ministro degli interni, Angelino Alfano e il presidente dell’ANCI, Piero Fassino. Il servizio di Adriana Masotti:

 “La questione degli immigrati nel Mediterraneo non è un problema che l'Italia può affrontare da sola". Così ieri un portavoce dell’ONU che spiega:  "L'Italia sopporta un peso molto grosso ma è solo un pnto di entrata" dal Nord Africa e dal Medio Oriente. Per questo "non può esserci solo una risposta nazionale, ma serve una risposta internazionale". Affermazioni queste che da tempo l’Italia attendeva dalle Nazioni Unite oltre che dall’Europa per far fronte agli ingenti flussi immigratori. Circa 52 mila gli arrivi dall’inizio dell’anno. Oggi il ministro dell'Interno, Alfano, incontrerà al Viminale  il presidente dell'Associazione dei Comuni italiani, Fassino, che chiede al Governo risorse straordinarie per l'accoglienza. Fassino parla di "un'emergenza senza precedenti", a cui i Comuni non riescono a far fronte e che necessita una risposta "immediata" da parte di Stato e Regioni. Questure e prefetture in Sicilia sono infatti sotto stress perché, osserva Carlotta Sami, portavoce in Italia dell’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu "non siamo in emergenza", ma "in una situazione difficile, strutturale". Nell’isola. sono arrivati ieri circa 980 immigrati, mentre altri 1.300 sono stati portati a Taranto. A Palermo, l'ultimo 'bollettino degli sbarchi' parla di 529 profughi per la cui ospitalità si sta adoperando la Curia mettendo a disposizione locali delle parrocchie e della Caritas. Non mancano le vittime del mare: tre migranti sono morti e due risultano dispersi durante un salvataggio di un gommone effettuato da una petroliera maltese arrivata ieri pomeriggio a Pozzallo. Sul fronte politico, intanto, il Pd invoca la dichiarazione dello stato di emergenza. Tornano invece ad attaccare il Governo la Lega Forza Italia e Fratelli d'Italia, perché complice del disastro sociale e umano che da mesi si sta registrando in Sicilia”. 

Del richiamo dell’Onu a non lasciare sola l'Italia, Fausta Speranza ha parlato con Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionali all’Università di Milano:

R. – E’ chiaro che l’Italia aspetta da mesi l’aiuto da parte di altri soggetti: sia altri soggetti statuali sia altre organizzazioni internazionali. Quindi, è una lunga attesa. Un’attesa che ogni tanto viene soddisfatta, perché anche l’Unione Europea periodicamente si è pronunciata in un senso simile. Il problema è che ai pronunciamenti fino ad ora non sono seguiti i fatti e ci sono diverse ragioni per temere che anche questa volta i buoni propositi delle Nazioni Unite rischino di restare lettera morta. La questione è ovviamente una questione internazionale. E' una questione che da un lato interessa direttamente una serie di Paesi, di popoli diversi: sono flussi migratori che non riguardano soltanto la Libia, naturalmente, ma riguardano quasi tutto il continente africano e non solo il continente africano. Sono flussi migratori che a propria volta vanno a investire non soltanto l’Italia ma, in misura minore o comunque non diretta, anche tutti gli altri Paesi europei. Le questioni migratorie sono di per sé questioni globali, ma questo è uno dei paradossi dell’attuale contesto internazionale : ci sono una serie di questioni che hanno una chiara radice globale e che richiederebbero risposte concertate, multilaterali. Ma tali questioni avvengono in un momento nel quale tutti i contesti multilaterali sono in crisi e la capacità degli Stati di concordare politiche comuni è, in questo momento, a un punto molto, molto basso.

D. – Abbiamo parlato tante volte di accordi, di negoziati, di aiuto ai Paesi del Nordafrica perché non avvenga questo esodo: aiutare quindi le persone nei loro Paesi…

R. – Sì. Questa, per la verità, è una risposta molto semplice, in apparenza, ma in realtà molto complessa negli effetti, perché gli effetti di breve periodo degli aiuti non necessariamente si traducono in un freno dei flussi migratori, ma addirittura possono operare come una sorta di effetto moltiplicatore. Qui c’è un problema molto più specifico: quello della Libia che è sostanzialmente un Paese al collasso, un Paese fallito, non esiste più un governo in grado di controllare il territorio e, da questo punto di vista, quello che è avvenuto in Libia a seguito dell’intervento internazionale di tre anni fa dà la misura di quanto un’operazione concertata dal punto di vista multilaterale possa avere effetti distruttivi. L’operazione in Libia è stata un’operazione, dal punto di vista politico di medio e lungo periodo, assolutamente dissennata.

D. – Sappiamo che l’Acnur, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, si occupa della problematica dell’immigrazione anche nel Mediterraneo. Dunque, cosa può significare l’appello dell’Onu? Può significare una presa di responsabilità proprio di Stati e governi?

R. – Può significare il tentativo, l’ennesimo tentativo, di convincere gli Stati che non sono direttamente coinvolti a dare un proprio contributo. Il problema è che questo è il momento sbagliato, perché è un momento per cui per molte ragioni – a cominciare dal fatto che tutti i Paesi vivono una condizione sociale complicata – c’è un forte incentivo da parte di tutti a chiudersi, quindi a soddisfare le richieste della propria opinione pubblica, e così la disponibilità a contribuire a imprese comuni è molto bassa. Non dimentichiamo che quello che accade all’Italia accade anche ad altri Paesi della sponda sud del Mediterraneo, della sponda europea, intendo: per esempio, la Grecia. E tutti questi Paesi sono sostanzialmente abbandonati a se stessi perché in questo momento ogni Stato guarda dentro di sé, a soddisfare la propria opinione pubblica dando il meno possibile agli altri partner.








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