2014-06-10 14:07:00

Catechesi per disabili, Chiesa italiana: "il limite non è un ostacolo"


"La Chiesa, sin dal dopo Concilio, ha sempre insistito sulla necessità di valorizzare il percorso di fede dei disabili, anche intellettivi". Lo sottolinea Sr. Veronica Donatello, responsabile del settore Catechesi per i disabili della Conferenza episcopale italiana, in margine a un convegno dell'Associazione italiana persone down. "Giovanni Paolo II ricordava che ciò deve avvenire anche quando i disabili non sono in grado di esprimere la propria fede", ricorda la religiosa. "Benedetto XVI, al n. 58 della Sacramentum caritatis, invita a dare l'Eucaristia ai disabili mentali anche 'nella fede della famiglia o della comunità che li accompagna'. Per la Chiesa, anche in Italia, è stato un percorso di 'sdoganamento' importante che ci ha fatto capire che non può esserci una misura del dare legata alla rispondenza a certi criteri intellettivi". "Si è capito che i catechisti debbono collaborare con i genitori di un disabile che sanno come entrare in contatto con lui. Bisogna lavorare insieme dentro un progetto educativo di accompagnamento".  

"La Chiesa non ha mai affermato che non bisogna dare i sacramenti ai disabili", spiega Sr. Veronica Donatello. "Io stessa, visitando 80 diocesi italiane, ho constato che in molte città, attraverso la ricchezza di laici, movimenti, congregazioni, si fa un grande lavoro di formazione per favorire l'accoglienza ed educare alla fede le persone disabili. La diocesi di Asti, per esempio, ha lavorato per due anni sui disabili intellittivi e su quelli gravi. In quella di Pesaro c'è un'attenzione particolare per la disabilità". "In questo campo c'è molta creatività che però va trasformata in attività ordinaria, in una presenza di accompagnamento in tutte le fasi della vita".

"In questo ambito - spiega sr. Veronica - lavoriamo sulla formazione. A fine mese, per esempio, a Monopoli (Bari), parteciperò a un convegno sulla catechesi spiegando come favorire l'inclusione delle persone disabili nelle comunità parrocchiali. Perché è sempre un lavoro di équipe. Poi servono anche strumenti sussidiari, materiali che propongano l'uso di tutti e cinque i sensi per favorire la comunicazione, per esempio, con una persona sorda o cieca o con una pluridisabilità complessa. Bisogna sempre cercare l'accesso alla fede, le diverse possibilità di esprimerla, testimoniarla. E la sfida grande è insegnare ai compagni di un disabile, per esempio di un bimbo autistico, come potersi relazionare con lui. Chi riceve questa educazione cresce sapendo che il limite non è morte, non è un ostacolo, ma fa parte della vita. Bisogna imparare a considerare sempre i disabili, prima di tutto, come persone. La conversione pastorale a cui il Signore ci chiama, e a cui Papa Francesco ci invita, è la capacità di accogliere tutti, per creare una Chiesa dove tutti si sentano a casa". 








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