2014-06-09 12:54:00

La onlus Apurimac in Nigeria: costruire solidaretà crea pace


E’ l’unica onlus italiana ad operare nel centro della Nigeria. A Jos, da alcuni anni, l’Associazione "Apurimac", che sostiene le missioni agostiniane, ha dato vita a scuole e centri di formazione avviando anche mediazioni di pace e campagne per favorire il dialogo interreligioso. Oggi, pur tra le difficoltà provocate dai recenti fatti di cronaca, la Onlus sta proseguendo la sua missione, sostenendo soprattutto la popolazione in difficoltà. Ci spiega come Maurizio Misitano, responsabile progetti dell’Area Cooperazione dell’Associazione Apurimac, al microfono di Tiziana Campisi:

R. - L’associazione Apurimac è in Nigeria dal 2006. In un primo momento, si è occupata di interventi infrastrutturali: abbiamo costruito scuole, ospedali e centri di formazione. In un secondo momento, che corrisponde agli ultimi anni, si è dedicata molto alle attività che vengono sviluppate all’interno di questi centri di formazione, di questi edifici. In modo particolare, sta utilizzando tutto per un percorso di peace building, poiché siamo l’unica organizzazione italiana a lavorare nella zona centrale della Nigeria, troppo spesso teatro di scontri molto cruenti.

D. - La situazione attuale come rende il vostro lavoro?

R. - La Nigeria è un Paese complesso, difficile. E' un Paese dove devono convivere 250 etnie diverse. Oggi, la situazione è molto complicata. In modo particolare, l’attacco terroristico a Jos che ci vede particolarmente coinvolti - è lì che abbiamo la sede centrale della nostra Associazione ed è lì che abbiamo la maggior parte dei progetti - ha sicuramente peggiorato molto la condizione del nostro lavoro. Abbiamo precisamente due espatriati - Lionello e Alfonso - soprattutto abbiamo 30 persone nigeriane nel nostro staff. Siamo riusciti a creare un network di 60 associazioni locali, tutte impegnate per la pace ed il dialogo interculturale. Rispetto al passato - quando ad attacchi terroristici si reagiva in maniera molto violenta - questa volta la popolazione e tutti i leader hanno reagito cercando di frenare quelli che si stavano già auto-organizzando per creare una milizia interna che, spesso e volentieri, non faceva altro che peggiorare la situazione. Per cui, devo dire che da un punto di vista siamo soddisfatti per il lavoro di ricostruzione della pace che stiamo facendo, dall’altra però siamo sicuramente molto preoccupati perché la gente stessa è preoccupata.

D. - La gente come vi vede in Nigeria?

R. - Come una risorsa, come un’opportunità e tutti ci stanno aiutando, cristiani, cattolici, musulmani. Abbiamo inaugurato, nel gennaio dell’anno scorso, un centro di formazione in una zona musulmana di Jos e l’inaugurazione è stata fatta dal provinciale della Provincia agostiniana di Nigeria e dall’emiro locale. Quindi, un forte messaggio di dialogo. Questo centro di formazione sta formando centinaia di donne musulmane grazie, appunto, a un contributo di un’associazione con sfondo cattolico.

D. - In questo momento, quali sono le necessità più urgenti?

R. - Stiamo creando un fondo per un’emergenza: vogliamo aiutare quelle famiglie che sono state colpite dall’ultimo attacco terroristico che - ricordiamo - ha fatto almeno 118 morti. Quindi, c’è un’emergenza immediata perché hanno bisogno di tutto, dai generi alimentari alle coperte perché queste persone hanno perso tutto, hanno bisogno di medicine e in alcuni casi hanno bisogno di essere operate, quindi di un’assistenza sanitaria. Nel lungo periodo, il lavoro che stiamo facendo è di ricostruire la pace: abbiamo tre centri di formazione a Jos, un computer institute. Ci sono molte persone che lavorano per noi, quindi c’è bisogno soprattutto di un supporto economico per portare avanti questi centri.

D. - Che notizie delle giovani rapite?

R. - Notizie abbastanza confusionarie. Un giorno pare si siano trovate, il giorno dopo invece no. E’ chiaro che è una situazione complicata e che, a oggi, noi stessi non ce la sentiamo di dare notizie. Cerchiamo anche però di tranquillizzare le nostre giovani, perché noi stessi nelle periferie di Abuja abbiamo una scuola secondaria residenziale, quindi la stessa situazione di quando è avvenuto l’attacco di Boko Haram con il rapimento delle ragazze nel nord del Paese. Quindi, abbiamo rassicurato le famiglie e abbiamo rassicurato le giovani, e ma soprattutto le stiamo spingendo, stimolando, a continuare il loro percorso.

D. - Come sostenervi?

R. - In questo momento, abbiamo un fondo sul nostro sito: www.apurimac.it. Qui trovate tutte le informazioni per emergenza Nigeria, per comprare generi di prima necessità per le famiglie colpite a Jos. Nel lungo periodo, non vogliamo chiedervi aiuto: ci piacerebbe che le persone ci telefonassero e ci chiedessero cosa facciamo perché, alla fine, è soltanto dopo che ci avete conosciuto fino in fondo che potrete decidere se aiutarci in qualsiasi maniera. Quindi, l’appello è telefonateci per sapere che cosa facciamo in questo Paese e in altri Paesi comunque difficili.








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