2014-06-09 12:54:00

Bilaterale USA-Iran sul nucleare: prove di dialogo


A Ginevra, l’incontro bilaterale a sorpresa tra Stati Uniti e Iran sulla questione nucleare. Si cercherà di trovare un accordo tra i due Paesi, in vista del vertice del prossimo 20 luglio tra il governo di Teheran e i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania. Sui possibili scenari che si aprono in questi giorni, a ormai dieci anni dall’inizio della crisi sul nucleare iraniano, Gianmichele Laino ha intervistato Giorgio Alba, collaboratore dell’Istituto di Ricerche Internazionali “Archivio Disarmo”:

R. – L’incontro sicuramente va nella direzione di dare il maggiore spazio possibile ai negoziati, per evitare di arrivare alla data del 20 luglio con un fallimento, quindi con un mancato accordo di lungo periodo, che possa stabilizzare la situazione in Medio Oriente, relativamente alla situazione dei programmi nucleari iraniani. Il tentativo è dovuto proprio alla vicinanza di un accordo, ma mancano ancora degli elementi che possano portare ad un esito di successo.

D. – Il progetto sul nucleare in Iran ha comportato investimenti importanti in termini di infrastrutture e nelle ultime settimane il presidente Rohani ha ripetuto che il suo Paese non intende rinunciare al programma sul nucleare. Alla luce di questo, come si fa a pensare a un ridimensionamento della politica energetica iraniana?

R. – La parola “ridimensionamento” è una parola che sicuramente non è tra ciò che può essere accettabile per il governo iraniano. E’ accettabile per il governo statunitense, per Obama, è accettabile per gli europei. Purtroppo, non è accettabile per Israele. Quindi, adesso la situazione non è tanto il programma energetico, ma le potenziali ricadute tecnologiche del programma energetico iraniano. Israele al momento ha segnalato di non essere nel campo occidentale e quindi di essere pronto in futuro a sferrare un attacco militare.

D. – Invece, cosa ha portato gli Stati Uniti ad accettare un confronto diretto con l’Iran?

R. – L’Iran è un Paese asiatico che svolge un ruolo importante, anche se non svolge un ruolo di massima importanza per gli Stati Uniti. L’attenzione degli Stati Uniti si sta spostando molto più verso il Pacifico. Gli Stati Uniti sono ancora legati alla questione iraniana per le alleanze militari e per le garanzie anche indirette, che garantiscono a Israele e agli altri Paesi del Medio Oriente. In realtà, per gli Stati Uniti la questione dell’Iran potrebbe essere risolta tramite un tacito accordo, in cui si concede una potenziale capacità militare all’Iran e quindi lo sviluppo di un nucleare energetico e in cambio l’Iran garantisce una maggior collaborazione e un aiuto sporco, anche indiretto, agli Stati Uniti. Pensiamo soltanto alla questione del gas, a come sia collegata all’esportazione potenziale dell’Iran del gas naturale e alla questione dell’Ucraina. Quindi garantire, attraverso il trasferimento del gas via nave, rifornimenti energetici all’Europa, per ridurre la capacità di influenza della Russia. E’, dunque, l’intero scacchiere asiatico che dipende in parte da quelli che saranno gli esiti di questi due giorni di negoziato. Per questo sono importanti. Non è la questione in sé, del nucleare iraniano, che ha la principale importanza per gli Stati Uniti e per l’Unione Europea. 








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