2014-06-06 12:53:00

"Crescere al Sud", il progetto presentato al Senato


Un modo per far sentire la propria voce alle istituzioni, perché i ragazzi del Mezzogiorno d’Italia non vogliono sopravvivere, ma vogliono crescere nelle loro terre d’origine. Il progetto “Crescere al Sud”, promosso da Save the Children e da Fondazione per il Sud, è stato presentato oggi in una conferenza stampa al Senato, alla quale è intervenuto anche il presidente dell'Aula, Pietro Grasso. Gianmichele Laino ha intervistato Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa di save the Children:

R. – E’ difficile innanzitutto perché manca in questa regione una rete di infrastrutture, di servizi. Sin dalla prima infanzia, vediamo un dato drammatico che riguarda l’assenza degli asili nido per poi passare alla capacità delle scuole di impegnare il tempo dei ragazzi e anche proprio la povertà delle opportunità educative territoriali. Il tutto in contesti peraltro molto spesso caratterizzati dalle infiltrazioni della criminalità organizzata, che rendono tanto difficile per i ragazzi impegnarsi per un futuro di legalità e di sviluppo.

D. – Dove si riscontrano le realtà più problematiche per l’infanzia e per le famiglie.

R. – Le regioni del Sud purtroppo sono quelle che hanno tutti gli indicatori di maggior svantaggio. All’interno delle regioni meridionali, con la rete “Crescere al sud”, che raccoglie tante associazioni che operano nei territori, noi vediamo condizioni estremamente difficili nelle periferie delle grandi aree urbane e mi riferisco, quindi, a Palermo, a Catania, a Messina, a Napoli, a Bari, e poi anche in piccoli centri, che però vivono una condizione di isolamento.

D. – Il presidente del Senato Grasso ha detto che il compito primario di una democrazia evoluta è quello di far crescere i bambini nelle stesse condizioni e poi ha parlato di questione sociale. Come si fa a sensibilizzare l’opinione pubblica su queste problematiche?

R. – Puntiamo molto sull’alleanza tra tutti coloro che operano al sud. Quindi, “Crescere al sud” non solo raccoglie associazioni di volontariato ma anche ordini professionali, insegnanti, scuole. Dobbiamo far sentire la voce di chi vive queste condizioni di disagio e farla arrivare anche nei luoghi dove si prendono le decisioni. L’Italia sta riprogrammando l’utilizzo dei fondi europei e da lì potrebbero venire risorse concrete e reali per cambiare questa situazione, a condizione che però questi fondi vengano spesi e spesi bene. E questo purtroppo è stato uno dei grandissimi limiti degli ultimi anni.

D. – Dalla conferenza stampa di oggi è stato emesso un messaggio di speranza per il Sud Italia?

R. – Il messaggio più bello è venuto proprio dalle parole dei ragazzi e delle ragazze che si sono rivolti direttamente al presidente Grasso dicendo: “Noi non vogliamo sopravvivere al Sud, noi vogliamo crescere al Sud”. C’è un fortissimo amore di questi ragazzi per la loro terra. Non c’è la volontà di abbandonarla ma, in qualche modo, c’è proprio la voglia di assumere la responsabilità per il futuro dei luoghi delle città nelle quali vivono.

D. – Le istituzioni hanno realmente compreso che la spesa pubblica destinata ai minori non è un costo ma è un investimento?

R. – Oggi, il presidente Grasso ha proprio utilizzato queste parole, quindi certamente qui abbiamo trovato un interlocutore attento e sensibile. Tutto questo ora deve trasformarsi in passaggio concreti. Starà anche a noi, ovviamente, ma anche il presidente ha preso un impegno da questo punto di vista, nell’ambito delle sue competenze, di stimolare le istituzioni, anche l’esecutivo, fare in modo che questo si traduca in temi concreti. Noi lo auspichiamo. Ci sono stati segnali, recentemente, mi riferisco ai fondi per l’edilizia scolastica e altri piccoli passi avanti che abbiamo registrato. Però, certamente, c’è bisogno di un’inversione di rotta.

 

 

 








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