2014-06-05 19:13:00

Ucraina: il G7 minaccia nuove sanzioni a Mosca. Kiev chiude i confini est


Nuove sanzioni contro Mosca se proseguirà nelle sue provocazioni sull’Ucraina. Il G7 si chiude a Bruxelles con l’ennesimo avvertimento a Putin, mentre Kiev chiude i confini orientali, e fa infuriare Mosca. Servizio di Francesca Sabatinelli

Mosca riconosca il legittimo presidente ucraino, e cessi le provocazioni. Il G7 per voce di Obama, affiancato dal premier inglese Cameron, avverte il Cremlino: colga questa occasione o saranno nuove sanzioni. Il vertice  è stato incentrato sulla crisi in Ucraina e sulla sicurezza energetica e per la prima volta in 16 anni senza Mosca. Senza spiegare i tempi del possibile varo delle sanzioni, Obama sembra però confidare sul buon senso di Putin, che dice il presidente Usa, prenderà le giuste decisioni. L’Ucraina ha intanto chiuso parzialmente i confini orientali con la Russia per impedire l’ingresso di armi e militari nelle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk. Decisione che ha fatto infuriare Mosca, al pari delle dichiarazioni del G7, definite di “un cinismo senza limiti” dal premier Medvedev. La Russia ha quindi varato sanzioni contro individui e imprese Usa, senza rivelarne i nomi, in risposta alle misure già prese da Washington dopo l’annessione della Crimea. E’ intanto il giorno di Putin a Parigi, dove incontra Hollande e Cameron alla vigilia dei 70 anni dallo sbarco in Normandia. Domattina bilaterale con la Merkel.

Ma quali i motivi della assoluta mancanza di dialogo tra Mosca, Kiev, Bruxelles e Washington? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Luigi Bonanate, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Torino:

R. – Dovessimo mettere in fila le responsabilità, la "gara" viene vinta certamente da Putin. Al secondo posto arriva l’Unione Europea, prima ancora degli Stati Uniti. La mia preoccupazione riguarda essenzialmente Putin: Putin da alcuni anni in qua pensa alla ricostituzione della potenza territoriale e quindi anche in termini di risorse, della vecchia Unione Sovietica.

D. – Sullo sfondo, i problemi energetici che coinvolgono ancora più strettamente non solo l’Ucraina, ma anche l’Unione Europea. Le forniture di gas possono essere una sorta di strumento di ricatto di Mosca nei confronti un po’ di tutti gli altri partner di tale questione?

R. – Ma certo: questo è esattamente ciò che Putin sta facendo. La crisi di questo ultimo anno è partita proprio dall’aumento dei prezzi per la fornitura all’Ucraina, che veniva prima fornita con fortissimi sconti, come la Russia ha fatto per diversi anni con diversi Paesi vicini. Per fortuna, fonti energetiche di diversi tipi ce ne sono ancora molte, in giro per il mondo. L’Unione Europea e gli Stati Uniti sono stati zitti troppo a lungo. E’ spiacevole, è penoso ma è anche grave, perché l’Unione Europea potrebbe essere il modello dello Stato del futuro, dove non ci sono grandi contrasti, dove non ci sono grandi eserciti, non ci sono tante spese militari; però, bisogna almeno essere capaci di offrirsi come modello, come mediatore … E invece, l’Unione Europea non fa nulla di tutto ciò.

D. – Come può, in questo momento di crisi economica, l’Unione Europea accollarsi una situazione come quella ucraina?

R. – Per adesso, si tratta di una partnership, di un aiuto a cui gli Stati Uniti certamente contribuiranno, tenendo presente – però – che le alternative sono ancora più costose: non dimentichiamo che nei giorni scorsi si è molto parlato del fatto che la visita di Obama a Varsavia voleva anche riaprire la discussione sullo scudo spaziale; e aumentare lo scudo spaziale vuol dire spendere molto di più che aiutare l’Ucraina.








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