2014-06-05 16:21:00

Italia, paese di lingue "immigrate": non un problema ma un'opportunità


Un elemento di novità epocale è la presenza in Italia di 130 'lingue immigrate', cioè dei nuovi idiomi che, a partire dagli anni '80, immigrati e richiedenti asilo hanno portato sulla penisola. Il tessuto linguistico nazionale è stato stravolto creando allo stesso tempo un'opportunità e una fonte di ricchezza che bisogna imparare ad utlizzare. Muove da questa consapevolezza la ricerca 'I nuovi scenari socio-linguistici in Italia'pubblicata dalle Edizioni Idos su incarico della cooperativa di interprteti Synergasìa

"L'Italia non è mai stato un paese monolingue, ma è sempre stato un paese plurilingue", spiega Andrea Villarini, docente all’Università per stranieri di Siena. "Un tempo le lingue diverse erano i dialetti, oggi - a questa naturale complessità - si sono aggiunte le lingue immigrate. Dunque, niente di nuovo sotto il sole. La modernità è proprio creata dalla compresenza di più lingue che, tra l'altro, ci aiutano ad abitare consapevolmente l'Europa. Le lingue straniere immigrate ci aiutano ad affrontare la vita in un continente dove oggi è più facile spostarsi e comunicare".

"L'Italia è diventata un Paese di immigrazione, anche se solo il 30% dei migranti che arrivano sul nostro territorio vi si stabiliscono definitivamente. Quindi la popolazione immigrata cresce e la cultura di questi 'nuovi italiani' contamina la lingua e la cultura locali", aggiunge  Jamil Awan Ahamede, presidente della Cooperativa sociale Synergasìa. "Anche Roma sta diventando multiculturale come già era nell'età classica. Un arricchimento forte che va però trasformato in un'opportunità".  








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