2014-06-04 11:34:00

Siria: per Assad ampia vittoria alle presidenziali


Alle elezioni presidenziali in Siria, il capo dello Stato, Bashar al Assad, confermato per il terzo mandato. Si parla di plebiscito, anche se i risultati ufficiali si conosceranno entro questo giovedì e, soprattutto, si è votato solo nelle sole zone controllate dal regime. Sul terreno non si fermano, intanto, gli scontri, tra oppositori e militari, che in più di tre anni di conflitto sono costati la vita a 160 mila persone. In questo contesto bellico, le consultazioni sono definite una farsa da opposizione, Nato e Stati Uniti. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente a Beirut, nel vicino Libano, la collega giornalista Susan Dabbous che sta seguendo la crisi siriana:

R. – La percezione è che moltissime persone si siano recate a votare, sia in Siria che in Libano, senza avere conoscenza dei candidati che sfidavano il presidente in carica rieletto e che inizierà il suo terzo mandato. Molte persone che votavano Bashar al-Assad hanno confessato che certo non si tratta di una democrazia, ma di un governo che in questo momento può garantire l’ordine e la sicurezza.

D. – Ieri ti sei recata a Masna, zona di confine tra Libano e Siria, cosa hai visto?

R. – Innanzitutto, forse, c’erano molti meno votanti di quanto se ne aspettassero; parliamo di meno di sette mila persone. È pur vero che in Libano si era votato mercoledì scorso all’ambasciata siriana e c’era stata un’affluenza notevole con blocchi di strade e traffico insostenibile. Mercoledì scorso hanno votato circa 60 mila siriani. Ieri, meno di sette mila. Ovviamente, si sta parlando di una piccolissima percentuale di quel milione e centomila siriani presenti in Libano. Ieri, a Masna c’erano più che altro lavoratori, che rappresentano una forte presenza in Libano di manodopera siriana a basso costo e che esprimevano il loro sostegno al presidente, innalzavano poster, bandiere, avevano simboli di riconoscimento. C’è chi ha tenuto a sottolineare, davanti a telecamere e giornalisti, che aveva votato con il sangue, pungendosi il dito.

D. – Persone che hanno voluto confermare il loro sostegno ad Assad con il proprio sangue?

R. – Sì, perché c’è un fortissimo ritorno in Siria alla partecipazione politica e la propaganda è entrata un po’ nel dna di chi è cresciuto all’ombra del regime.

D. – I profughi in Libano, oltre un milione e centomila, sono legati o meno a questo regime?

R. – Sono assolutamente contrari. Sono fuggiti proprio dalle bombe che questo regime ha lanciato sulle proprie case, sui propri villaggi, sulle proprie città.

D. – Perché non hanno votato?

R. – Perché, ovviamente, queste sono, per loro ed anche per la comunità internazionale, elezioni farsa: non c’erano i candidati che l’opposizione, o chi si schiera contro Assad, avrebbe voluto. Questo perché i criteri di candidabilità erano talmente cuciti addosso a Bashar al-Assad che era praticamente impossibile candidarsi. Per molti oppositori, ad esempio, residenti all’estero da anni per asilo politico, era impossibile candidarsi. Quindi, elezioni farsa sin dall’inizio, ma che in un certo senso legittimano internamente Bashar al-Assad in questa fase di rilancio in cui appunto, avendo riconquistato parte del Paese che era in mano dei ribelli, ora vorrebbe probabilmente iniziare una sorta di riconciliazione.








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