2014-06-02 14:52:00

Corpus Domini. I vescovi spagnoli: costruiamo spazi di speranza


“Costruiamo spazi di speranza”: si intitola così il messaggio che la Conferenza episcopale spagnola ha diffuso in vista della Solennità del Corpus Domini, che quest’anno ricorre il 22 giugno e che in Spagna coincide con la Giornata della carità. Nel documento, a firma della Commissione episcopale per la Pastorale sociale, si riflette, innanzitutto, sull’Eucaristia come “mistero d’amore e di speranza” e quindi si invitano tutti i cristiani, “in particolare coloro che lavorano in ambito caritativo e sociale”, ad “aprire gli occhi davanti alle sofferenze dei fratelli più poveri, ad ascoltare il grido dei popoli che soffrono la fame, a costruire spazi di speranza”.

Nello specifico, i presuli spagnoli suggeriscono di guardare la realtà non a partire “dai profitti delle grandi imprese, dal flusso dei prestiti bancari, dagli interessi di mercato o dai risultati macroeconomici”, bensì “dal numero dei disoccupati e degli emarginati, dai redditi minimi, dall’indice di povertà e dai tagli ai diritti sociali”. Ciò significa in pratica – spiegano i vescovi iberici – “guardare la realtà con gli occhi di Dio, dalla parte dei poveri”. E questo punto di vista permette di comprendere che “a sei anni dall’inizio della crisi economica, le persone che non subiscono esclusioni sociali sono sempre meno” e che aumenta il divario tra “coloro che vivono in situazioni di integrazione e altri che subiscono l’esclusione”, portando “un settore della popolazione a una condizione insostenibile”, a causa della “crescita progressiva delle disuguaglianze e dell’indice di povertà infantile”.

Di qui, l’appello a non dimenticare che “secondo la Fao, 845 milioni di persone al mondo soffrono di fame cronica, il che costituisce vero motivo di scandalo, dato che è noto che il cibo è sufficiente per tutti, mentre la fame è dovuta alla cattiva distribuzione dei beni e allo spreco degli alimenti”. Di fronte a tali dati, continuano i presuli, non si può restare indifferenti, né scoraggiarsi. Al contrario, bisogna reagire “costruendo spazi di speranza in una società asfissiata dalla crisi”. Tali spazi, spiegano i vescovi, si possono creare “con semplici gesti quotidiani di solidarietà”, evitando lo spreco di cibo, riconoscendo “la funzione sociale della proprietà e la destinazione universale dei beni”, difendendo “i diritti dei più poveri”, creando “una nuova mentalità che porti a pensare in termini di comunità e di priorità della vita, piuttosto che di appropriazione indebita dei beni altrui”.

L’invito, in sostanza, è quello di “contribuire a un’economia che sia al servizio dell’essere umano e non del denaro o del mercato, e di rifiutare e denunciare l’economia dell’esclusione e dello scarto, perché uccide”. “Guardiamo ai più deboli, promuoviamo lo sviluppo integrale dei poveri, cooperiamo per risolvere le cause strutturali della povertà”, concludono i vescovi, auspicando la creazione di spazi di “vita, giustizia e fraternità”. (I.P.)  








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