2014-05-30 15:52:00

Bosnia: dopo la guerra l'alluvione. Un milione di sfollati


L'area allagata in Bosnia-Erzegovina genera oltre il 70% del PIL del Paese. Oltre alle vittime, ai feriti e agli sfollati, strade e ferrovie sono distrutte mentre restano allagati aziende e terreni agricoli. In alcune zone della Bosnia, le frane e il fango fanno emergere le mine antiuomo nascoste nel terreno dalla guerra civile. Un pericolo per bambini e soccorritori. Una colonna della Protezione Civile italiana, proveniente dal Friuli Venezia Giulia, opera nella Repubblica Serba di Bosnia, nel comune di Bijeljina, al confine con la Serbia.

 

"Abbiamo l'esperienza della guerra, spiega mons. Ivo Tomasevic, Segretario generale della Conferenza Episcopale di Bosnia-Erzegovina. Allora eravamo divisi, come popoli e cittadini. Ora siamo uniti. Tutti collaboriamo, nonostante i problemi legati all'organizzazione istituzionale dello Stato bosniaco che non aiuta, sul piano amministrativo, gli interventi sul campo". 

"La Chiesa è mobilitata sia sul piano pratico che pastorale. Dobbiamo dare speranza alla gente, dobbiamo pregare come ha fatto per noi il Papa, ma in questo caso la speranza passa per il lavoro. Le alluvioni nel centro e nel nord del Paese hanno causato danni all'agricoltura, intere fattorie sono state cancellate dal fango, molti animali sono morti, intere famiglie non hanno più nè casa, nè lavoro. Dobbiamo tornare a dare lavoro alla gente, per dare speranza". 

"Da soli non ce la possiamo fare, spiega mons. Tomasevic, serve l'aiuto di tutti. Da soli non riusciamo ad uscirne. Il Paese non è in grado di farlo. Serve l'aiuto dall'estero. Sia per la ricostruzione, sia per il pericolo mine antiuomo che le frane fanno emergere dal terreno fangoso. Arrivano aiuti dagli Usa, dalla Germania, dall'Austria e anche dai Paesi balcanici. Speriamo che l'emergenza possa aiutare i politici locali ad organizzare lo Stato in modo più funzionale e unitario".  

 

 

 








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