2014-05-29 14:44:00

Nel 2015 a Roma un museo per ricordare gli internati italiani


Nel 2015, settanta anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, sorgerà a Roma un museo per ricordare gli oltre 650 mila militari italiani internati, dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943, nei lager nazisti, da cui almeno 40 mila non fecero più ritorno. I particolari di questo luogo della memoria sono stati illustrati stamani a Roma in conferenza stampa. Amedeo Lomonaco ha intervistato Lauro Rossi, vicepresidente dell’Associazione nazionale reduci dalla prigionia:

R. - Sarà essenzialmente un museo virtuale, interattivo. Sorgerà in Via Labicana in locali che sono già stati dati dal Ministero della difesa. Diciamo che finalmente si tratta di una sorta di risarcimento per 650 mila persone che il nostro Stato ha praticamente ignorato fino ad oggi.

D. - Dunque un luogo della memoria per ricordare episodi drammatici. Ricordiamo sinteticamente quegli eventi…

R. - Dopo l’8 settembre, questi militari si trovavano in Francia, in Corsica e soprattutto nella Penisola balcanica, in Africa … Furono praticamente lasciati a sé stessi. Quando si ruppe l’accordo con la Germania, i militari da alleati divennero prigionieri dei tedeschi. Quindi furono portati in campi di concentramento. Ma la cosa più grave fu quando tornarono in Italia: erano praticamente un peso.  Poi, invece, negli ultimi dieci anni si è un po’ cominciato a pensare a questa realtà.

D. – E per pensare a questa realtà, oltre a quello del museo, un altro progetto prevede la pubblicazione on line, con la collaborazione dell’Università La Sapienza e del Cnr, di un albo degli internati militari caduti nei lager nazisti nel ’43- ’45.

R. - È una ricerca che è già cominciata. È una grande banca dati on line. È un lavoro molto più complesso di quanto possa sembrare; non si tratta solo di prendere dei dati ed inserirli in un sito, ma di fare confronti, verificare la giustezza di certe informazioni. Quindi, ci sono controlli incrociati tra archivi italiani e tedeschi. E’ un lavoro molto grosso. Speriamo di portarlo a termine nel giro di due o tre anni.








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