2014-05-27 12:43:00

Siria, rapiti e rilasciati 11 ispettori Opac


In Siria rapiti ma subito dopo rilasciati 11 ispettori dell'Opac, impegnati nell’inchiesta sull’uso di gas cloro. Dopo i primi momenti di grande preoccupazione, il direttore generale dell'Opac, Uzumcu, ha ribadito la necessità che tutte le parti in conflitto garantiscano "un accesso sicuro" ai siti da ispezionare.  Proprio questa mattina è arrivato a Roma il cooperante italiano Federico Motka, rapito in Siria il 12 marzo 2013 e rilasciato ieri nei pressi del confine turco. E in queste ore si susseguono notizie contrastanti sulla sorte di padre Paolo Dall’Oglio, rapito a luglio scorso, ma non ci sono conferme né della presunta uccisione né delle rassicurazioni sul fatto che sia vivo. Resta la preoccupazione per il gesuita e per i 2 vescovi ortodossi ancora nelle mani dei rapitori. Della situazione in Siria Fausta Speranza ha parlato con Paolo Branca, docente di Paesi arabi e Islam all’Università Cattolica:

R. - Purtroppo la Siria è un Paese in una fase terribile della sua storia, con grandi distruzioni, con molte vittime e soprattutto un numero enorme di profughi. Pare che nessuna istituzione internazionale abbia neppure un’idea, una proposta per uscire da questo incubo.

D. - In questo momento dobbiamo pensare che le zone non controllate dal governo sono controllate praticamente da qaedisti?

R. - Io credo che sia una galassia di gruppi e anche di milizie finanziate e mandate da Paesi stranieri: a volte con ideologia fondamentalista, ma a volte anche per un puro gioco di potere e di controllo dell’area.

D. - Che dire della strategia del governo?

R. - La strategia è quella di resistere ad oltranza. Mi pare però molto miope, nel senso che guidare una transizione che ormai si era manifestata come inevitabile anche nei Paesi vicini con le primavere arabe avrebbe dato una qualche chance alla famiglia al Assad e alle persone al potere di poter trasformarsi e continuare a svolgere un ruolo nel Paese. Arrivare a questo punto significa proprio un aut aut tra la distruzione del nemico e la propria distruzione, che ha come effetto collaterale, però, anche la rovina di tutto il Paese.

D. - Parliamo dei rapimenti…

R. - Purtroppo si sono già rivelate delle situazioni in cui, più che una strategia politica, c’erano dietro atti anche di banditismo, ricatti, intenzione di avere dei riscatti. Credo che la situazione sia talmente confusa e fuori controllo che sia veramente difficile riuscire ad interpretarla.

D. - A questo punto, almeno a livello umanitario, che cosa si potrebbe fare per la Siria?

R. - Si sta già facendo molto! Anzitutto i Paesi vicini hanno accolto milioni di profughi e non dobbiamo dimenticarlo quando da noi magari ci stracciamo le vesti per uno sbarco di qualche centinaio o qualche migliaio di persone… Ci sono Paesi come la Giordania, molto poveri, che hanno ricevuto un flusso di profughi impressionante! Avvicinandosi poi la stagione invernale futura - soprattutto per i bambini, gli anziani e le donne - con il freddo che fa in questi campi profughi, credo che sia necessario pensare a qualcosa di preventivo per non assistere di nuovo ad una catastrofe!

D. - Che dire degli incontri a Ginevra? Ce ne sarà un altro, un prossimo…

R. - Ho paura che, finché non c’è una vera volontà dalle due parti di arrivare a una mediazione, questi incontri lasciano un po’ il tempo che trovano. E purtroppo il disinteresse a livello internazionale lascia pensare ai due contendenti che il tempo possa lavorare per loro, riuscendo così a far fuori il proprio nemico. Nel frattempo, però, l’intero Paese va in rovina…

 

 

 








All the contents on this site are copyrighted ©.