2014-05-27 07:30:00

Riforme: l’impegno dei leader europei dopo il voto


Dal voto una verità dolorosa: così Hollande, ieri sera in diretta Tv, ha commentato la vittoria della Le Pen alle europee, impegnandosi per il cambiamento in Francia. In Gran Bretagna, il leader degli euroscettici Farange, forte del suo 27% di preferenze, parla di ingresso a Wenstminster. Da parte sua, il premier italiano Renzi, grande vincitore del voto europeo con il 40% di voti, sottolinea che In Europa "e' il momento” di aprire una "terza via" tra "populismo" e "restaurazione". Della presenza degli euroscettici al Parlamento Europeo Fausta Speranza ha parlato con Giandonato Caggiano, docente di diritto dell’Ue all’Università Tor Vergata:

 R. - In sostanza il numero degli euroscettici si è rivelato piuttosto limitato e i partiti tradizionali, il Partito popolare e il Partito socialista europeo hanno retto. Probabilmente dovranno fare una grande coalizione al parlamento.

D. - Gli euroscettici sono in terza posizione dopo il Ppe e i socialisti …

R. – Sì ma senza dimenticare però che ci sono anche i liberali e la lista Tsipras che non sono certamente euroscettici, anzi, tutt’altro: hanno una certa idea di Europa che magari non coincide esattamente con quella dei due grandi schieramenti, sono un terzo blocco di partiti critici ma non euroscettici.

D. - Invece, a livello di pronunciamenti nazionali, la netta affermazione della Le Pen in Francia, consenso per la Merkel in Germania, l’exploit di Renzi in Italia, in Grecia, come ci si attendeva, Tsipras: che cosa può significare tutto ciò nel dibattito al parlamento europeo?

R. - Credo che per la Francia si debba parlare di fattori interni ma cade certamente l’alleanza franco-tedesca, perché a livello del parlamento ci sarà il grande spazio di Marine Le Pen. Ma, a livello interno è di certo un regolamento contro un governo che non ha convinto e che è sottostimato. A livello italiano, non c’è dubbio che il voto esprime una grande speranza di cambiamento, ma anche e soprattutto la richiesta di persone nuove che non siano emblematiche di questo nostro passato recente, ma che diano una speranza di rinnovamento in Europa, ma soprattutto in Italia.

D. - In Gran Bretagna si è confermata la presenza degli euroscettici del partito Ukip, mentre in Olanda hanno sorpreso: c’è stata un’affermazione molto meno decisa rispetto a quella che ci si aspettava …

R. - La situazione olandese è molto confortante, perché il Paese era un’autentica bomba ad orologeria; è il Paese dove la situazione dell’immigrazione è la più complessa. E i partiti xenofobi hanno avuto nel recente passato un grande successo. Quindi la situazione in Olanda sembra molto confortante. Per quanto riguarda gli inglesi, è evidente che sono euroscettici: nel 2017 ci potrà essere la possibilità che nel referendum la Gran Bretagna esca dall’Unione. Credo che questo possa accadere soprattutto se la Scozia diventerà indipendente: la Scozia è sempre stata un bacino di voti per il Labour Party. Quindi questo potrà avere una grande influenza nel referendum; è una situazione veramente in bilico, se non del tutto compromessa.

D. - Considerando la grandissima crisi che c’è stata, una crisi non solo economico-finanziaria ma anche di fiducia nei confronti delle istituzioni europee, questo voto come è andato?

R. - È andato benissimo. Dobbiamo tirare un sospiro di sollievo - almeno tutti coloro che credono nell’Europa, credono in più Europa, credono in una integrazione maggiore - perché il rischio è stato enorme: dopo questa crisi con delle situazioni interne molto delicate, si sarebbe potuta verificare una catastrofe per l’Europa. Invece, ancora una volta, l’Europa ne esce pronta a riprendere il suo cammino fatto di piccoli passi in avanti per il futuro dei giovani.

 

 

 

 

  








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