2014-05-25 15:06:00

Lombardi: geniale il gesto del Papa al Muro, la fede è la sua forza per la pace


Nelle poche ore di permanenza di Papa Francesco a Betlemme si sono vissuti alcuni eventi straordinari, con un significato fortissimo per la pace in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente. Innanzitutto, l’invito del Pontefice ai presidenti Peres e Abbas ad incontrarsi in Vaticano per un momento comune di preghiera; invito che - secondo fonti di stampa - sarebbe stato accettato da entrambe le parti. Da questa iniziativa muove la riflessione del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente in Terra Santa da Alessandro Gisotti:

R. - Il Papa ha fatto la sua parte: ha fatto questo invito. Quindi, io sono fiducioso che l’invito venga accettato, perché è un invito estremamente autorevole. E’ chiaro che il Papa, nella sua veste di autorità religiosa e morale, fa tutto quello che può per la pace nel mondo e per la pace in questa regione, che sta a cuore a tutti noi. Non ha strumenti di carattere politico, economico, militare per agire, ma ha la grande forza della fede e della autorità morale che gli viene dalla sua missione e dal modo in cui la sta svolgendo. Quindi, dà il suo contributo e il contributo è quello di convertire i cuori, quello di domandare a Dio un dono quando le forze umane non bastano. E invita queste due persone autorevoli, rappresentanti dei due Paesi più direttamente coinvolti in questa tensione - in questa ricerca mai finita di soluzione di conflitti e di pace - e lo fa con il coraggio che ormai gli conosciamo. Un invito a pregare insieme, nel venire in Vaticano, nel venire a Roma, alla sua casa: egli ha l’autorità per invitare queste persone che lo hanno incontrato e lo hanno apprezzato come un profeta di pace. Speriamo veramente che questo sia un contributo per fare un passo avanti, naturalmente nell’ordine morale e religioso della conversione dei cuori, che è quello che è di competenza della Chiesa e che forse è anche la cosa, alla fine, più importante di tutti.

D. - Pontefice vuol dire “costruttore di ponti”, che superano i muri: l’immagine di Francesco che prega davanti al muro, che separa Betlemme dal territorio israeliano, ha una forza simbolica impressionante. Cosa l’ha toccata vedendo questo gesto?

R. - A me ha toccato anche la genialità del modo in cui il Papa si è fatto presente di fronte a questo simbolo di divisione e di incapacità degli uomini a costruire veramente la pace in questa terra. Lo ha fatto in silenzio, lo ha fatto in un modo spirituale, in un modo rispettoso della sofferenza di tutti, con questo gesto anche del toccare con la fronte il muro, che è caratteristico anche della sua religiosità, che dice la presenza concreta, la presenza della persona in tutta la sua completezza e concretezza. Quindi, mettere di fronte a Dio le sofferenze degli uomini, la loro incapacità di superare le divisioni e il nostro desiderio, la nostra domanda a Dio di aiutarci a distruggere le divisioni e le loro cause.

D. - Divisioni che portano sofferenze, innanzitutto ai bambini. Questo è stato proprio il cuore dell’omelia a Betlemme: molto forte, anche perché proprio a pochi passi da dove è nato il Bambino Gesù…

R. - Certamente. Si è celebrata una Messa della Natività: tutto qui porta a pensare alla nascita di Gesù, a Dio che si fa Uomo, anzi Bambino in mezzo a noi, quindi agli esseri più fragili e che in qualche modo, contemplandoli, ci aiutano a capire quanto sia orribile la violenza, quanto insensato sia il delitto che impedisce di crescere nella dignità, nella pace, nella gioia alle nuove vite. Questo è quello che ha detto il Papa. E’ un po’ la diagnosi della situazione dei bambini, la diagnosi di una situazione. E questo è stato un messaggio estremamente efficace.

D. - Nella giornata in Giordania, è risuonato più volte il tema della pace. Il Papa ha potuto incontrare i rifugiati siriani, iracheni e anche la pace è stata al centro della Messa ad Amman. Poi, la preghiera scritta spontaneamente, sul Libro d’Oro al Giordano…

R. - I rifugiati sono la presenza dolorosa delle conseguenze dei conflitti. Qui si sente la loro presenza un po’ dappertutto. Dicono che la pace non c’è, la vera pace e che si portano le conseguenze di ciò. Il Papa non ha risparmiato le sue parole forti di fronte a questa situazione, appellandosi anche alla responsabilità della comunità internazionale, oltre che a tutti noi per quello che possiamo fare. 








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