2014-05-23 16:45:00

Pakistan, nuovi raid aerei nel Waziristan del Nord


Secondo giorno consecutivo di raid aerei in Pakistan, nella regione del Waziristan del nord, teatro di frequenti scontri tra le autorità centrali del Paese e antigovernativi. Le forze di Islamabad hanno attaccato i ribelli talebani, provocando oltre 80 morti. Sulla presenza dei fondamentalisti islamici in aree sempre più vaste del Paese e sulle ragioni della loro opposizione al governo centrale pakistano, Gianmichele Laino ha intervistato Francesca Marino, direttrice del mensile sul subcontinente indiano Stringer Asia: 

R. – La cosa è cominciata molti anni fa, si è rafforzata durante il governo di Musharraf e lì è nata soprattutto la questione che adesso è più importante in Pakistan, cioè i talebani pakistani. Mentre prima il governo, l’esercito, l’Isi (“Inter-Services Intelligence” - ndr), o chi per loro avevano sempre protetto e gestito i talebani, dopo l’operazione alla Lal Masjid condotta da Musharraf, in cui erano stati attaccati direttamente alcuni capi jihadi, si è formato un ombrello di gruppi talebani che, al contrari dei loro confratelli, avevano e hanno come scopo primario quello di combattere il governo di Islamabad, colpevole di essersi venduto agli americani.

D. – Cosa chiedono i talebani al governo centrale del Pakistan?

R. – Il Ttp ("Taliban Movement of Pakistan") chiede fondamentalmente una cosa: l’implementazione della sharia in Pakistan, di una forma stretta di sharia, e poi che siano rescissi completamente i legami con gli americani.

D. – Tra febbraio e marzo scorsi, sembrava in corso un dialogo tra talebani e Islamabad. Ora, questa azione militare sembra aver vanificato qualsiasi trattativa. Quali sono i rischi per i civili residenti nell’area?

R. – Innanzitutto, non è vero che vanifica ogni trattativa perché l’esercito pakistano attacca target mirati. In realtà, non si tratta di trattative perché trattativa significa dialogo. Non c’è un dialogo. Non c’era neanche a febbraio, marzo, perché i talebani vogliono che le loro richieste siano esaudite e basta: non c’è margine. I civili, ovviamente, sono quelli che scontano tutta questa situazione, ma loro scontano i misfatti di talebani, jihadi, Servizi segreti ed esercito, ovunque in Pakistan, da anni.

D. – Prima si parlava di Stati Uniti. Lo scontro armato nel Waziristan del Nord ha negli Stati Uniti un osservatore molto coinvolto. Dove coincidono e dove invece differiscono gli obiettivi americani e quelli del governo centrale pakistano nella lotta ai talebani?

R. – Quello che gli americani non hanno mai, o hanno sempre fatto finta di non capire, è che gli obiettivi del Pakistan sono sempre stati diversi da quelli degli Stati Uniti. Qui c’è da intendersi, innanzitutto, su cosa significa talebani: i talebani pakistani non sono i talebani afgani. Quelli afgani hanno come agenda la neutralizzazione degli occupanti americani e non ce l’hanno con il governo di Islamabad, che anzi li protegge. Dei talebani pakistani agli americani sostanzialmente non importa nulla. Islamabad si vuole liberare della minaccia interna, ma non ha nessun interesse a combattere i talebani afgani.








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