2014-05-22 11:56:00

Il ricordo dell'abbraccio tra Paolo VI e Atenagora


A distanza di 50 anni dallo storico abbraccio tra Paolo VI ed il patriarca Athenagora, il nostro inviato in Terra Santa, Roberto Piermarini, ripercorre quel momento importante per la Chiesa universale che aprì una nuova stagione di dialogo e confronto:

Un abbraccio affettuoso tra il Papa Paolo VI e il patriarca Atenagora. I gesti, le parole, il Padre Nostro recitato nelle due lingue latina e greca, l’affetto e la stima che traspirano così sinceri, danno all’evento una portata storica: è dal 1439 che i capi delle Chiese d’Oriente e d’Occidente non si incontrano. Gesti e parole che rendono visibile la volontà della Chiesa di mettere fine alle ostilità e all’indifferenza del passato per aprire una nuova stagione di incontro e di dialogo. Il patriarca, dopo aver ringraziato Dio per la felice occasione carica di speranze, ricorda con animo addolorato che “da secoli il mondo cristiano vive nella notte della separazione ed i suoi occhi sono stanchi di guardare il buio”.  Per Paolo VI “le vie che conducono all’unione sono lunghe e disseminate di difficoltà, ma le strade convergono l’una verso l’altra alle sorgenti del Vangelo”. E’ la sera del 5 gennaio del 1964 e l’evento avviene nella residenza dello delegazione apostolica di Gerusalemme, nella stessa stanza dove domenica prossima ci sarà lo storico abbraccio tra Papa Francesco e il patriarca Bartolomeo, che avrà poi un seguito nella Basilica del Santo Sepolcro. I successori di Pietro “la roccia” ed Andrea suo fratello “il primo chiamato”, faranno memoria di un evento indelebile a livello ecumenico; un evento passato che saranno chiamati a riattualizzare, per raccoglierne l’eredità, per ridestare le speranze che aveva suscitato. Le parole di intensa spiritualità che si scambiarono 50 anni fa Paolo VI ed Atenagora, sembrano riaffiorare in alcuni scritti di Papa Francesco. “Bisogna affidare il cuore al compagno di strada – scrive nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium – senza sospetti, senza diffidenze e guardare innanzitutto a quello che cerchiamo: la pace nel volto dell’unico Dio”. Francesco e Bartolomeo si faranno così voce di tutte le confessioni cristiane che non disperano di giungere un giorno – come auspicarono 50 anni fa Paolo VI ed Atenagora - "a bere allo stesso calice, a spezzare insieme il pane di vita”, “senza nessuna questione di prestigio, di primato che non sia stabilito da Cristo” con il solo scopo di “servire” la Chiesa e l’umanità. 








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