2014-05-22 14:40:00

Elezioni europee. Zamagni: "la politica si arrende a finanza. E' crisi Ue"


"L’euroscetticismo è un fatto che si può comprendere, anche se non si può giustificare. Si dice: 'I mercati sono preoccupati'. Ma cosa vuol dire? Che la politica si è arresa al potere dei mercati. E' una degenerazione gravissima che non esisteva nel passato! Erano i padri fondatori dell’Europa, a dare la linea all’economia e ai mercati". "Il fatto è che negli ultimi 30 anni, spiega l'economista Stefano Zamagni, già presidente dell'Agenzia per il Terzo Settore, la sfera del mercato è diventata la sfera dei fini, e allora è evidente che la disapprovazione del cittadino è il riflesso, spesso irrazionale, di questo". "Perché dire che i mercati sono preoccupati è una contraddizione in termini, gravissima per chi sa e ama il principio democratico: vuol dire che le scelte che si andranno a fare dipenderanno dai desideri dei mercati. Ma chi sono i mercati? I mercati sono le grandi banche, i mercati sono le grandi multinazionali e, in generale, i centri di potere. E dove va a finire la democrazia?

E' la conferma della sconfitta della politica... "Esatto. Se io faccio fissare i fini al mercato, è chiaro che il mercato non si interessa all’equità, alla giustizia, alla povertà eccetera. Il mercato è bravissimo nel crescere il prodotto interno lordo, il pil. Però, sappiamo che non si può pensare, se crediamo all’autentica democrazia e al concetto di bene comune, solo ad aumentare la ricchezza; bisogna imparare anche a distribuirla e il mercato non ha la forza per far questo. Ecco allora perché la politica deve ritornare a guidare. Ricordo sempre Paolo VI quando diceva: “La politica è la forma più alta di carità”, e aveva ragione. Perché per far politica in questo senso, bisogna essere animati da una passione e da valori come quello della carità. 

La soluzione per una nuova Europa è quella di far contare di più i cittadini. "E' chiaro, prosegue il prof. Zamagni, che bisogna dare più peso ai cittadini, ma non nelle forme anarcoidi che si stanno affermando; bisogna re-inventare i meccanismi di decisione. 

Si è parlato molto delle 'radici cristiane' quale collante per i popoli europei. "Venendo meno la componente spirituale, è ovvio che il progetto europeo si riduca solo al progetto mercantile. Tutto è nato con la battaglia di Maastricht, che è stata tragicamente persa. Ricordo che Giovanni Paolo II se la prese, anche personalmente, quando fece la battaglia per includere le radici giudaico-cristiano e non venne accolta". "Allora, c’era qualche pseudo-economista, che diceva: 'Ah, bene così, perché conta l’efficienza, basta l’efficienza, all’Europa!'. Abbiamo visto a cosa basta, l’efficienza! L’Europa deve tornare a respirare e a guardare lontano, il che vuol dire a recuperare le proprie radici, che sono le radici di una civilizzazione: uno può anche dire che non gli piace, ma non può negare il fatto storico che l’Europa nasce su quelle radici. E nel momento in cui tu recidi le radici, impedisci a chi vive nel presente di guardare avanti".








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