2014-05-21 14:37:00

Pakistan, ancora legge su blasfemia contro i cristiani


Un problema trasversale che interessa cristiani, musulmani non ortodossi e altre minoranze religiose. La legge sulla blasfemia, in Pakistan, continua a essere al centro di dibattiti e contrasti. Gli ultimi casi riguardano quattro cristiani, arrestati perché predicavano in una stazione ferroviaria, e una emittente musulmana che avrebbe trasmesso uno spettacolo contrario al costume islamico. Sull’argomento, Gianmichele Laino ha intervistato Mobeen Shahid, presidente dell’Associazione Cristiani Pakistani in Italia:

R. – L’ultimo episodio è quello della Geo-tv, che ha trasmesso un atto cerimoniale di un matrimonio di un’attrice con una reputazione non molto buona nella società islamica come quella del Pakistan. Oltre a questo, poi, proprio nella regione del Sind è avvenuto un altro caso per accuse di blasfemia: si parla di un perdono per questo gruppo giornalistico che si chiama Jang News. Insomma, mi chiedo – e per questo chiedo anche l’intervento della comunità internazionale, delle associazioni e della società civile – che lo stesso si possa fare anche nei casi di false accuse: non solo prima di tutto verificare se la cose sia vera o falsa, come accusa di blasfemia, ma anche se qualcuno, che per errore commette una cosa, possa essere anche perdonato.

D. – Cosa si contesta, solitamente, a chi non rispetta la legge sulla blasfemia?

R. – La condanna a morte è prevista per chi insulti intenzionalmente o non intenzionalmente il Profeta Maometto e la condanna all’ergastolo a chi insulti il Corano. Qualsiasi cosa venga detta o accada intorno alle figure che erano vicine alla figura del Profeta Maometto, cioè la sua famiglia, viene sempre considerato come un atto blasfemo e le persone della società – specialmente quelle legate ai gruppi fondamentalisti – richiedono sempre la condanna a morte. Il giudice della Corte Suprema ha accolto anche le raccomandazioni della Comunità europea, presente in Pakistan come delegazione, di rivedere l’uso di questa legge. Ma dubito che si possa arrivare a un dato abbastanza buono per le minoranze religiose nel Pakistan.

D. – A ogni modo, la legge colpisce in maniera trasversale cristiani e altre minoranze religiose e tra cui musulmani non ortodossi. L’accusa di blasfemia a volte non rappresenta forse il pretesto per risolvere questioni di altra natura?

R. – Tutto l’abuso della legge sulla blasfemia che si è verificato negli ultimi quattro decenni è solamente per risolvere vendette personali oppure per le gelosie sociali, in quanto i cristiani sono i più poveri, i più emarginati e non potevano accedere ai posti più alti della società e anche a livello della presenza nelle istituzioni governative e statali. Oggi, grazie all’istruzione che hanno ricevuto dalle scuole cattoliche, anche i cristiani possono accedere a queste realtà più importanti a livello sociale e questo diventa difficile per chi era abituato a vedere i cristiani soltanto a pulire le strade. Per cui, oggi le ragioni dell’abuso che si fa della legge sulla blasfemia sono le vendette personali riguardo alle proprietà, oppure per gelosie personali da parte di alcuni musulmani solo perché fanno fatica ad accettare il progresso sociale da parte dei cristiani.








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