2014-05-21 15:15:00

Nigeria. Mons. Kaigama: aprire un dialogo con Boko Haram


A poche ore dal sanguinoso attentato di Jos, con circa 150 vittime, dalla Nigeria arriva la notizia di altri due attentati nella regione di Borno, con decine di morti. La lotta al terrorismo rimane una priorità, ribadisce il governo che individua nella setta islamica di Boko Haram la responsabilità delle stragi. Nelle mani dei terroristi restano ancora le 200 studentesse rapite un mese fa. E’ un passo indietro nelle trattative di pace della regione, così mons. Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della conferenza episcopale nigeriana, che però spera ancora nella pace. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

 

R. – Dobbiamo continuare a cercare la pace, nonostante la tragedia non dobbiamo fermarci. Ciò che i terroristi vogliono è la guerra tra di noi, cristiani e musulmani, o tra il nord e il sud della Nigeria. Vogliono metterci l’uno contro l’altro. Compiono questi attacchi a Kano, a Maiduguri, ad Abuja e adesso a Jos, e continuano ad agire così.

D. – Lei diceva che vogliono mettere contro cristiani e musulmani. Secondo lei, c’è il rischio che questo accada? Le due comunità come hanno reagito?

R. – Con il lavoro che facciamo, non vedo il rischio che possa succedere. Qui ci sono tante persone che lavorano per la pace fra musulmani e cristiani. Io credo che non sarà possibile mettere la Nigeria in guerra e credo pure che non sarà possibile convertire tutti i cittadini nigeriani all’islam. Questo non è possibile, per la molteplicità delle religioni, dei gruppi etnici e dei gruppi politici. Dobbiamo convivere, dobbiamo avere una coesistenza, questo è importante.

D. – Come ha reagito la popolazione di Jos? Che cosa le hanno detto i cristiani?

R. – Sono rimasti commossi per quello che è accaduto. E’ stata una grande sorpresa, perché abbiamo sempre lavorato molto per trovare la pace. Come dicevo, abbiamo tante persone che cercano di convivere insieme nella pace. Ciò che è accaduto ieri è stato per noi una grande, grande, sorpresa. Non avremmo voluto trovarci in questa situazione a Jos, ma è successo. Dobbiamo continuare a vivere, questo è l’importante. I gruppi religiosi, i gruppi politici e i gruppi dei leader civili dobbiamo cercare di collaborare insieme, per trovare una pace duratura.

D. – La Chiesa ha sempre sollecitato e spinto per un dialogo con Boko Haram. Dopo quanto accaduto a Jos, considerando questi gravissimi attacchi terroristici che Boko Haram continua a portare avanti, lei ritiene che l’arma da usare debba essere ancora il dialogo con queste persone?

R. – Il dialogo vince sempre, come vince l’amore. Le armi non portano la pace duratura, ma solo per poco tempo. Io sono convinto che il dialogo con Boko Haram sia importante, ma il problema è che non sappiamo chi sono queste persone. Attaccano, muoiono nell’attacco o scappano via. Il dialogo è sempre un’arma molto potente e dobbiamo usarla. Per questo, dopo questo attacco, ho parlato con un leader musulmano a Jos e ci siamo detti che non dobbiamo fermarci, ma dobbiamo andare avanti e fare tutto il possibile per trovare la pace e convincere gli aderenti all’islam e al cristianesimo, che si può convivere tutti insieme senza farsi la guerra. Dobbiamo continuare così. Quelli che compiono questi attacchi sono terroristi e sono pochi. Noi, che vogliamo vivere insieme, siamo tanti, musulmani e cristiani. Siamo tanti! Collaborando, possiamo trovare la pace. La collaborazione che abbiamo visto tra i Paesi del mondo contro il terrorismo in Nigeria è una buona cosa. Vogliamo vedere qualcosa in più, però: che i Paesi del mondo collaborino non solo contro il terrorismo, ma anche contro la povertà, l’ignoranza, la guerra e tante altre cose. Con una sola voce possiamo vincere tutto! 








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