2014-05-21 12:06:00

Legge marziale in Thailandia. La Chiesa: canale per risolvere la crisi


“E’ urgente aprire un canale tra le parti per risolvere la crisi istituzionale”. Con queste parole, mons. Andrew Vissanu Thanya-Anan, segretario generale esecutivo della Conferenza episcopale della Thailandia, commenta all’Agenzia Fides la situazione nel Paese dopo che il capo dell'esercito, il generale Prayuth Chan, ha proclamato la legge marziale. La decisione è giunta dopo un’escalation di tensione sociale e politica in Thailandia, dove il governo eletto della premier Yingluck Shinawatra è stato dimesso da una sentenza della Corte suprema per abuso di ufficio e sostituito da un governo provvisorio.

Mons. Andrew Vissanu Thanya-Anan spiega che “la Chiesa cattolica segue con molta attenzione l’evolversi della situazione e mantiene una bussola: la pace e la riconciliazione nazionale. Preghiamo e uniamo gli sforzi con i leader delle altre religioni, come buddisti, indù e musulmani. Quando la popolazione thai vede che i leader religiosi sono uniti, mano nella mano, per la pace, questo – osserva il presule – ha una forte influenza sui cuori e sulle menti e dunque sul futuro del Paese”.

La legge marziale ha conferito ai militari il potere di usare le armi per reprimere disordini, confiscare qualsiasi edificio, censurare l’informazione, proibire raduni pubblici, arrestare sospetti e attivare il tribunale militare. A tal proposito, si è espressa Amnesty International: “E' fondamentale - si legge in un suo comunicato - che l'esercito rispetti integralmente gli obblighi in materia di diritti umani: la legge marziale in Thailandia – c’è scritto – non sia causa di violazioni”. Amnesty chiede quindi “alle forze armate di lasciare ai mezzi d'informazione lo spazio necessario per portare avanti il loro legittimo lavoro”. (G.A.)








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