2014-05-20 14:30:00

Il Papa ai vescovi italiani, il teologo Coda: Francesco chiede una svolta


"Un discorso programmatico, eco fedele del Vaticano II, che chiede una svolta e invita ad aprirsi alla profezia del Vangelo secondo la prospettiva dell'Evangelii gaudium. Una contestualizzazione di questa esortazione fatta con intelligenza e amore". Così il teologo don Piero Coda, ordinario di Teologia sistematica all’Istituto Universitario Sophia, commenta le parole rivolte da Papa Francesco ai vescovi italiani, in apertura della 66a Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana.

"Francesco ha voluto anche rimarcare che la presidenza della Cei è composta solo da 'uomini del Papa', alludendo alla stampa che aveva parlato di divisioni", commenta Coda. "E' stata una stoccata ai giornalisti, invitati a usare chiavi di lettura più profonde, ma c'è anche dell'ironia nei confronti dei vescovi. E come se dicesse loro che non è fondamentale essere per il Papa ma essere radicati nell'essenziale e seguire insieme Gesù". 

"Papa Francesco - prosegue il teologo - ha in sostanza spronato i vescovi italiani a tornare all'essenziale, al significato profondo della loro missione e di quella di tutto il popolo cristiano. Un invito forte a non cedere alla tentazione di una programmazione pastorale, o di una lettura degli impulsi che vengono dalla società, in una chiave unicamente funzionalistica, ma ad andare dritti all'essenziale, lasciandosi trasformare dallo sguardo d'amore che Cristo ci rivolge".

"Papa Francesco li ha invitati poi a passare da una spiritualità a una pastorale dell'essenziale. Quindi non una pastorale della conservazione, stanca, ripetitiva, mediocre, ma una pastorale che si apra all'azione dello Spirito e annunci e testimoni, con gesti profetici, ciò che è essenziale nel Vangelo e nella vita di ogni persona umana"."Il Papa si è spinto a dire che la missione del vescovo è quella di essere 'sacramento' di unità e cioè favorire nell'ambito di ogni chiesa locale la partecipazione, la corresponsabilità, l'ascolto del popolo di Dio e tessere relazioni di qualità tra i vescovi diventando fermento di unità e riconciliazione nel tessuto martoriato della nostra società ed essendo i primi ad accogliere gli esclusi dalla vita sociale come i disoccupati e gli immigrati".

"Francesco - conclude don Piero Coda- ha anche sottolineato quale deve essere lo stile del pastore nella Chiesa. Uno stile misurato sull'uomo delle beatitudini. Dunque una Chiesa che non fa perno su strategie, forme di potere o privilegio, ma una Chiesa umile, povera, che è accanto a coloro che soffrono. Il vescovo non è in cima ad una piramide ma è una guida guidata che si pone davanti al suo gregge, ma anche dietro e in ogni caso in mezzo al suo gregge. Non il vescovo principe ma il vescovo servo dell'unità e della comunione".   








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