2014-05-20 13:11:00

Chiesa giordana felice e orgogliosa di accogliere Francesco


“La popolazione giordana è veramente felice e orgogliosa di poter incontrare” Papa Francesco, il Papa “degli ultimi”. Ad affermarlo è padre Ri’fat Bader, portavoce della Chiesa giordana, a pochi giorni dal viaggio del Pontefice in Terra Santa che comincia sabato 24 maggio ad Amman. L’intervista è di Fabio Colagrande: 

R. - Ci sono molti comitati che lavorano notte e giorno per preparare al meglio la città affinché possa accogliere Papa Francesco come ospite del Re della Giordania e di tutta la popolazione, in particolare della Chiesa cattolica locale. E’ possibile vedere delle scritte di benvenuto e dei manifesti nelle strade della capitale, con l’immagine dell’ultimo incontro fra il Re Abdullah e il Papa nella residenza di Santa Marta lo scorso aprile e – sullo sfondo - le immagini della Città del Vaticano e del sito del Battesimo di Gesù in Giordania. All’International Stadium, sabato 24, verrà celebrata la terza Messa di un Pontefice in quarant’anni, dopo quella presieduta nel Giubileo del 2000 da S. Giovanni Paolo II e nel 2009 da Papa Benedetto XVI. Questa celebrazione sarà presieduta da Papa Francesco che arriverà allo Stadio alle tre del pomeriggio e dalla sua jeep potrà salutare tutti i pellegrini arrivati per partecipare alla Messa. Stiamo poi organizzando l’incontro del Papa con i rifugiati, i malati e i disabili, presso il Sito del Battesimo di Gesù. Vogliamo in particolare permettere ai giornalisti accreditati di scattare foto al Papa quando sosterà sulle rive del Giordano. Francesco, così come fece Paolo VI cinquant’anni fa,  potrà fermarsi proprio accanto agli argini del fiume dove fu battezzato Gesù per benedirne le acque, mentre non fu possibile nell’occasione della due visite di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Un’opportunità particolare per scattare una foto storica. 

D - Quali sono le speranze e le aspettative dei cristiani giordani a proposito di questa visita papale?

R .- Sono veramente felici e orgogliosi di poter incontrare questo Papa che ha affascinato il mondo in questi suoi primi quattordici mesi di Pontificato. Sono felici di poter incontrare il Papa ‘degli ultimi’, che desidera una Chiesa ‘povera e per i poveri’. Siamo inoltre felici di accogliere il Papa della giustizia e della pace, che prega molto per la pace e la giustizia in Siria, in Iraq e in tutto il mondo. In realtà ad attenderlo non c’è solo la comunità cristiana giordana, ci saranno molti altri fedeli provenienti da tutto il mondo arabo o da altri paesi. Sarà una celebrazione internazionale, perciò tutti i cristiani del mondo sono invitati a pregare con il Papa. Siamo certi che il Papa pregherà affinché sia assicurata la stabilità e la sicurezza nel nostro Paese. E inoltre ci prepariamo a pregare assieme ai nostri confratelli rifugiati iracheni e siriani che saranno i benvenuti alla Santa Messa e parteciperanno con le loro famiglie nello stadio della capitale per pregare per la pace e la giustizia. Il primo proposito di tutto il Medio Oriente deve essere infatti quello di pregare insieme al Papa per la pace e la giustizia in tutta la regione, per tenere insieme tutte le popolazioni e per far tornare la stabilità nelle nostre amate regioni che stanno ancora soffrendo. Questo deve essere il primo risultato di questo viaggio: che porti frutti per la pace, la stabilità, la serenità nella nostra regione.

D - E qual è il significato di questa visita papale per il Regno Hashemita?

R. - E’ un significato strettamente connesso ai due grandi anniversari che noi commemoriamo quest’anno. Innanzitutto i primi cinquant’anni dalla visita di Papa Paolo VI . Questa sarà infatti la quarta visita di un Pontefice nel Regno di Giordania e il prossimo 24 maggio il nostro Paese sarà l’unico in tutto il mondo ad aver ricevuto al visita di quattro papi diversi negli ultimi cinquant’anni. E’ un grande orgoglio per la Giordania e un incoraggiamento per continuare a promuovere buoni rapporti con la Santa Sede. Siamo perciò molto orgogliosi che il dialogo fra cristiani e musulmani abbia prodotto dei frutti così positivi in Giordania e consideriamo questa visita un incoraggiamento al nostro Paese a proseguire oltre su questa strada per promuovere il dialogo. In questo senso, un tema centrale che il Re di Giordania e tutto il nostro popolo ha a cuore è l’importanza della popolazione araba cristiana e della necessità che i cristiani restino nelle nostra terra. L’esodo dei cristiani dal Medio Oriente non è infatti dannoso solo per le comunità cristiane stesse, ma anche per la popolazione musulmana, perché i Reali di Giordania e molti altri musulmani stanno lavorando proprio per promuovere un’immagine positiva dell’islam come religione capace di rispettare le altri fedi. E questo è un obiettivo e una preoccupazione comune di Santa Sede e Giordania e sarà promosso in questa imminente visita.

D – Il Papa a Bethany Beyond the Jordan  incontrerà anche un gruppo di rifugiati. Qual è la situazione delle centinaia di migliaia di profughi che sono nel vostro Paese e quanto la loro presenza rappresenta una sfida importante per la Giordania?

R. - In realtà non abbiamo statistiche specifiche, ma qui in Giordania, attualmente, vi sono circa un milione e trecentomila profughi siriani. Accogliamo ancora anche migliaia di iracheni, senza parlare dei rifugiati palestinesi che vorrebbero tornare nella loro terra. Io credo perciò che la Giordania sia ancora e da sempre una terra famosa per ospitalità e apertura, come disse Giovanni Paolo II arrivando ad Amman il 20 marzo del 2000. Questi due valori richiedono però molto impegno e un alto prezzo da pagare al nostro Paese. La Giordania è un piccolo Stato, con una situazione economica difficile e che soffre per l’instabilità politica della regione. E in più noi accogliamo queste centinaia di miglia di rifugiati, alcuni nei campi, altri al di fuori dei campi. E dobbiamo ringraziare in particolare Caritas-Giordania che lavora duro per assicurare cibo e alloggio a tutti i rifugiati. Noi aiutiamo tutti gli esseri umani, considerati come creature sacre di Dio. E proprio il segno di questo importante contributo della Chiesa sarà l’incontro che il Papa avrà con i malati e i rifugiati, sabato prossimo. Ci saranno molti musulmani nella chiesa latina presso Bethany beyond the Jordan, ma il Papa non sarà lì per convertirli ma per mostrargli l’amore di Dio, l’amore di Gesù Cristo per tutti.    








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