2014-05-19 18:28:00

Il Papa alla Cei: nulla giustifica la divisione


“La mancanza o comunque la povertà di comunione costituisce lo scandalo più grande, l’eresia che deturpa il volto del Signore e dilania la sua Chiesa. Nulla giustifica la divisione”. Il Papa si è rivolto in questo modo alla 66.ma Assemblea generale dei vescovi italiani riuniti in Vaticano. In apertura il saluto del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, che ha ricordato i tanti suggerimenti arrivati dalle Conferenze episcopali locali sulle modifiche allo Statuto della Cei. Alessandro Guarasci:

Ha un tono scherzoso il Papa nell’aprire l’incontro con i vertici della Cei e riferisce di un particolare che lo ha colpito: “Un giornale diceva, dei membri della presidenza, che ‘questo è uomo del Papa, questo non è uomo del Papa, questo è uomo del Papa …’ "Sono tutti uomini del Papa” ha rimarcato il Pontefice. Poi Francesco parla della sua visione di Chiesa. Ricercare l’unità è fondamentale, perché "l’assenza di comunione costituisce lo scandalo più grande… Meglio cedere… piuttosto che lacerare la tunica e scandalizzare il popolo santo di Dio".

“Per questo, come Pastori, dobbiamo rifuggire da tentazioni che diversamente ci sfigurano: la gestione personalistica del tempo, quasi potesse esserci un benessere a prescindere da quello delle nostre comunità; le chiacchiere, le mezze verità che diventano bugie, la litania delle lamentele che tradisce intime delusioni”.

Dunque anche la Conferenza Episcopale italiana deve essere al servizio dell’unità, serve intessere rapporti all’insegna dell’apertura. I sacerdoti ne hanno bisogno:

“I nostri sacerdoti, voi lo sapete bene, sono spesso provati dalle esigenze del ministero e, a volte, anche scoraggiati dall’impressione dell’esiguità dei risultati: educhiamoli a non fermarsi a calcolare entrate e uscite, a verificare se quanto si crede di aver dato corrisponde poi al raccolto”.

L’apertura è un atteggiamento che va portato avanti nella vita di tutti i giorni:

“Come pastori siate semplici nello stile di vita, distaccati, poveri e misericordiosi”.

D’altronde le sfide di oggi sono tante, perché la crisi non è solo economica ma soprattutto spirituale e culturale. E’ necessario un nuovo umanesimo. Per questo serve difendere la vita, dal concepimento fino alla fine naturale, la famiglia. Sempre con misericordia:

“Non trascurate di chinarvi con compassione su chi è ferito negli affetti e vede compromesso il proprio progetto di vita”.

E poi massima attenzione alla crisi del lavoro che provoca disoccupazione e cassintegrazione, ai migranti che cercano una possibilità di vita:

“ …il dramma di chi non sa come portare a casa il pane si incontra con quello di chi non sa come mandare avanti l’azienda. E’ un’emergenza storica, che interpella la responsabilità sociale di tutti: come Chiesa, aiutiamo a non cedere al catastrofismo e alla rassegnazione, sostenendo con ogni forma di solidarietà creativa la fatica di quanti con il lavoro si sentono privati persino della dignità”.

Insomma, rimarca Francesco, “nessuno volga lo sguardo dall’altra parte”. Infine, un appello direttamente ai vescovi seduti davanti a lui: “E voi pregate per me, soprattutto alla vigilia di questo viaggio che mi vede pellegrino ad Amman, Betlemme e Gerusalemme a 50 anni dallo storico incontro tra Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora”.








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