2014-05-16 12:43:00

Voto India: la destra al potere. Modi: "una nuova era"


“L'India ha vinto. Sono in arrivo dei buoni giorni”. Lo ha detto Narendra Modi, leader della formazione nazionalista hindu "Bharatiya Janata Party" (BJP), vincitore delle elezioni politiche nel Paese. Dopo dieci anni, la destra ha ottenuto la maggioranza assoluta alla Camera bassa del Parlamento, sconfiggendo il partito del Congresso di Sonia Gandhi, che ha riconosciuto la sconfitta. Massimiliano Menichetti ha intervistato Michelguglielmo Torri, professore di storia dell’Asia all’Università di Torino e direttore scientifico dell’osservatorio "Asia Maior":

R. – Ci sono state due forze che hanno proiettato Modi a questa straordinaria vittoria: una è rappresentata dal grande capitale finanziario e industriale indiano, che lo appoggia in realtà non da oggi ma addirittura dalle precedenti elezioni generali. Questo capitale finanziario ha organizzato una campagna di stampa massiccia e univoca, che ha conquistato la classe media indiana. Ora, la classe media indiana è un’élite privilegiata. Sono 200-250 milioni di persone su una popolazione di un miliardo e 200 milioni di persone, ma è un gruppo sociale molto influente. Contemporaneamente, c’è stato l’appoggio dei gruppi organizzati del cosiddetto nazionalismo indù, cioè i gruppi radicali di destra induisti che hanno un’organizzazione vasta e capillare. Il congiungimento di queste due forze, unite al fatto che il Congresso aveva selezionato come proprio leader una persona di scarsa statura politica come il giovane Rahul Gandhi, il figlio di Sonja Gandhi, ha determinato l’esito che abbiamo di fronte agli occhi.

D. – Quale sarà la strategia di Narendra Modi nei confronti delle minoranze religiose che in India sono state fortemente contrastate, musulmani e cristiani?

R. – Narendra Modi ha vinto per l’appoggio di due forze politiche principali. Una è rappresentata proprio dalle organizzazioni di base dei fondamentalisti indù. Ora, non credo che queste organizzazioni, che hanno dato un contributo assolutamente essenziale alla vittoria di Modi, ora che hanno conquistato il potere si appresteranno ad amministrarlo a favore di tutti i cittadini indiani. Credo che la situazione delle minoranze, che era già difficile prima, peggiorerà.

D. – Un altro fronte è quello economico: l’India in espansione ha subito una lieve flessione. Quali saranno le maggiori sfide che adesso dovrà affrontare questo esecutivo?

R. – E’ chiarissimo che Modi farà una politica di sviluppo totale dell’impresa privata senza più nessun controllo. Ma il vero mutamento è che mentre il partito del Congresso ha varato una serie di riforme in appoggio ai gruppi più poveri della popolazione, il nuovo governo non farà nulla del genere.

D. – Perché, dunque, ha perso, il Congresso?

R. – Da un lato, è stato danneggiato da una serie di gravissimi fatti di corruzione e dall’altro ha compiuto una scelta completamente sbagliata per quanto riguarda il proprio leader, cioè Rahul Gandhi, che finora ha sempre dimostrato un’estrema riluttanza a impegnarsi seriamente in politica. Penso che il Congresso avrebbe avuto alcuni altri uomini politici che avrebbero potuto rappresentare una sfida più seria nei confronti di Modi. Ma non sono stati scelti perché, se avessero condotto il partito alla vittoria, ci sarebbe stato un rivolgimento negli equilibri di potere all’interno. Quindi, Sonja Gandhi, avvalendosi della sua posizione egemonica, perché è Sonja Gandhi che controlla il Congresso, ha di fatto imposto il figlio Rahul. Però è stata una scelta molto debole, una scelta che si è rivelata perdente.








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