2014-05-16 14:37:00

Oltre 20 morti e 130 feriti in Vietnam nelle proteste contro Pechino


Si allargano le proteste anti-Cina in Vietnam, innescate dalla decisione di Pechino di installare una piattaforma petrolifera in acque contestate.  Secondo alcune agenzie, nel corso delle manifestazioni, sono  rimaste uccise almeno  venti  persone e oltre 130 i feriti. Le proteste che  si sono verificate in 22 delle 63 province del Vietnam, sono scoppiate nella tarda serata di martedi' e hanno avuto come obiettivo le aziende cinesi presenti nel Paese. Si calcola che attualmente siano circa 500 le compagnie cinesi o ritenute erroneamente tali, ad essere state danneggiate e oltre 600 i cinesi costretti a  ad abbandonare il paese. Ma su questa situazione ascoltiamo il commento di Francesco Sisci corrispondente per il Sole 24 Ore a Pechino, al microfono di Marina Tomarro.

R. – Ci sono state due questioni. I cinesi hanno cominciato a fare perforazioni, queste esplorazioni petrolifere, gas, in queste acque che sono sotto il controllo cinese effettivamente, ma in realtà sono anche contese, disputate dal Vietnam. Questo, in qualche modo, è stato un passo inatteso per tutta la questione internazionale al quale il Vietnam si è opposto platealmente, e nel farlo ha sostenuto delle proteste popolari che sono andate chiaramente fuori controllo. Naturalmente stiamo toccando dei punti molto sensibili. Ci sono secoli di storia di animosità, di scontri, di inimicizia tra Vietnam e Cina; naturalmente il primo è particolarmente bellicoso per quanto riguarda le questioni di territorio, ma in questo caso si ritrova anche sostenuto da un’opinione pubblica mondiale a suo favore, perché la Cina non ha solo questioni territoriali con il Vietnam, ma anche con le Filippine ed altri Paesi confinanti.

D. - Il ruolo degli Stati Uniti, in questo, caso qual è?

R. - Chiaramente è un ruolo di sostegno oggettivo a questioni territoriali: nel momento in cui l’America ha detto oggettivamente che la questione del Mar Cinese Meridionale è internazionale, naturalmente è entrata in questa questione che da problema bilaterale tra o multilaterale tra Cina e i suoi vicini, sta diventando un problema internazionale tra Cina e i suoi vicini e Stati Uniti. Naturalmente la Cina, essendo il Paese più forte nel Mar Cinese Meridionale, la semplice presenza dell’America incoraggia di fatto i Paesi più deboli, creando un limite - che prima non c’era - alla Cina.

D. - Tra l’altro c’è stata una telefonata tra il ministro degli esteri cinese ed il ministro degli esteri vietnamita ...

R. - Credo che il Vietnam giochi su due tavoli. È interessato a trarne maggiori vantaggi, ma sa anche che non è possibile né cambiare la geografia, né può far sparire la Cina; quindi d’altro canto mantiene un rapporto di comunicazione con quest’ultima. Questo ci porta a pensare che sì le tensioni probabilmente non scoppieranno, non arriveranno alla guerra aperta, però non diminuiranno di certo all’improvviso.

D. – Quali sono attualmente i rapporti della Cina con i Paesi intorno?

R. – Sono diversi. Non c’è una regola. Ad esempio, la Cina ha rapporti molto cordiali con la Sud Corea, ma rapporti più difficili con il Nord Corea, con il Giappone; ha buoni rapporti con il Kazakhstan, con la Thailandia, con la Cambogia. In realtà è una galassia complessa e molto articolata, non univoca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 








All the contents on this site are copyrighted ©.