2014-05-15 19:27:00

Turchia: sciopero generale dopo tragedia in miniera


La Turchia in lutto piange le 282 vittime della tragedia nella miniera di Soma, ma il bilancio è purtroppo destinato a salire: restano infatti poche speranze di trovare superstiti fra gli oltre cento minatori che mancano all'appello. Oggi intanto il Paese è sceso in piazza con uno sciopero generale indetto dai sindacati, per denunciare le condizioni di lavoro nei siti di carbone privatizzati. Il servizio di Giada Aquilino:

 

Doveva essere il giorno dei primi funerali, con le sepolture in fosse comuni, ma nel Paese è esplosa anche la rabbia per la tragedia di martedì, che si è rivelata il peggiore disastro industriale nella storia della Turchia moderna. Allo sciopero indetto dai sindacati - che accusano i proprietari della miniera di aver messo a rischio le vite dei lavoratori per risparmiare sui costi - hanno aderito le principali città turche: a Smirne vari sindacalisti sono stati ricoverati dopo gli scontri con la polizia, che ha usato i gas lacrimogeni e gli idranti per disperdere più di 20.000 persone. Proteste pure a Mersin, Antalya, Istanbul, Ankara. A Soma, dopo che ieri era stato assaltato il convoglio del premier Edogan, oggi è giunto il presidente Gul: ha promesso un'inchiesta e piena luce sull’accaduto. Ma i disastri minerari appaiono assai frequenti in Turchia: secondo uno studio del 2010, il tasso di mortalità per incidente tra i minatori di carbone è il più alto al mondo, sette volte quello della Cina.

 

Sulla situazione in Turchia e sulle operazioni di soccorso, Benedetta Capelli ha raggiunto telefonicamente nel Paese la giornalista Susanna Iacona Salafia:

 

 

R. – Hanno estratto 282 cadaveri; 363 persone sono invece quelle tratte in salvo. Sotto terra dovrebbero esserci ancora 140 minatori, se si considera il dato di 787 persone che stavano lavorando al momento dello scoppio. Durante la notte, ci sono state un paio d’ore di pausa perché c’erano dei punti in cui l’incendio ancora continuava e quindi bisognava spegnerlo, e i soccorsi sono ripresi questa mattina. Parliamo, però, di profondità di centinaia di metri sotto terra, quindi è molto difficile perché bisogna recuperare gli operai e uno ad uno farli uscire.

 

D. – Ci sono una serie di proteste: anche il sindacato Kesk ha convocato uno sciopero per oggi. La tensione sociale sta crescendo in maniera sempre più consistente. Quali sono, secondo te, le prospettive? Dove si incanalerà questa rabbia?

 

R. – Diciamo che le proteste sociali sono una costante della Turchia, almeno da alcuni mesi a questa parte. Adesso il centro della protesta si è spostato proprio da quelle parti: a Soma e a Smirne. Dove porteranno questi scontri? Sappiamo che ad agosto ci sarà un’importante elezione: l’elezione presidenziale. Per la prima volta, la Turchia eleggerà direttamente il suo presidente. Erdogan dovrebbe essere tra i candidati e l’opposizione pare si stia finalmente alleando per presentare un candidato unico. Quindi, è chiaro che le tensioni sociali di questi mesi sono anche legate a questo importante appuntamento.

 

D. – Per quanto riguarda la miniera di Soma, i sindacati dicono che sono stati favoriti nella privatizzazione, "imprenditori amici": quanto c’è di vero?

 

R. – Nel caso specifico di Soma, già da un anno in Parlamento i partiti di opposizione avevano fatto diverse richieste di costituzione di una commissione d’inchiesta per la sicurezza; in particolare, l’ultima era stata presentata due settimane fa da partito Chp, il partito avverso all’Akp di Erdogan, ma questa richiesta era stata bocciata dalla maggioranza del Parlamento. L’ultima ispezione di controllo, comunque, era avvenuta a gennaio e aveva dato risultati positivi. Ma i sindacati replicano proprio in queste ore che si tratta di ispezioni formali e superficiali che in realtà non constatano i veri problemi di sicurezza che possono esserci in luoghi di lavoro come una miniera a 4mila metri sotto terra. La miniera di Soma è diventata già un caso politico: in questa miniera lavorano 787 persone, quindi un numero enorme di persone. A parte le condizioni di sicurezza, anche le condizioni economiche, lo stipendio medio di un minatore è di poco più di 400 euro. Quindi, è chiaro che il malcontento generale si diffonde soprattutto in quella parte della Turchia che è tradizionalmente una zona laica del Paese, dove il partito avverso a Erdogan è risultato vittorioso proprio nelle ultime elezioni amministrative.








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