Turchia: sciopero generale dopo la tragedia nella miniera di Soma
La Turchia in lutto piange le 282 vittime della tragedia nella miniera di Soma, ma
il bilancio è purtroppo destinato a salire: restano infatti poche speranze di trovare
superstiti fra gli oltre cento minatori che mancano all'appello. Oggi intanto il Paese
è sceso in piazza con uno sciopero generale indetto dai sindacati, per denunciare
le condizioni di lavoro nei siti di carbone privatizzati. Il servizio di Giada
Aquilino:
Doveva essere
il giorno dei primi funerali, con le sepolture in fosse comuni, ma nel Paese è esplosa
anche la rabbia per la tragedia di martedì, che si è rivelata il peggiore disastro
industriale nella storia della Turchia moderna. Allo sciopero indetto dai sindacati
- che accusano i proprietari della miniera di aver messo a rischio le vite dei lavoratori
per risparmiare sui costi - hanno aderito le principali città turche: a Smirne vari
sindacalisti sono stati ricoverati dopo gli scontri con la polizia, che ha usato i
gas lacrimogeni e gli idranti per disperdere più di 20.000 persone. Proteste pure
a Mersin, Antalya, Istanbul, Ankara. A Soma, dopo che ieri era stato assaltato il
convoglio del premier Edogan, oggi è giunto il presidente Gul: ha promesso un'inchiesta
e piena luce sull’accaduto. Ma i disastri minerari appaiono assai frequenti in Turchia:
secondo uno studio del 2010, il tasso di mortalità per incidente tra i minatori di
carbone è il più alto al mondo, sette volte quello della Cina.
Sulla situazione
in Turchia e sulle operazioni di soccorso, Benedetta Capelli ha raggiunto telefonicamente
nel Paese la giornalista Susanna Iacona Salafia:
R. – Hanno estratto
282 cadaveri; 363 persone sono invece quelle tratte in salvo. Sotto terra dovrebbero
esserci ancora 140 minatori, se si considera il dato di 787 persone che stavano lavorando
al momento dello scoppio. Durante la notte, ci sono state un paio d’ore di pausa perché
c’erano dei punti in cui l’incendio ancora continuava e quindi bisognava spegnerlo,
e i soccorsi sono ripresi questa mattina. Parliamo, però, di profondità di centinaia
di metri sotto terra, quindi è molto difficile perché bisogna recuperare gli operai
e uno ad uno farli uscire.
D. – Ci sono una serie di proteste: anche il sindacato
Kesk ha convocato uno sciopero per oggi. La tensione sociale sta crescendo in maniera
sempre più consistente. Quali sono, secondo te, le prospettive? Dove si incanalerà
questa rabbia?
R. – Diciamo che le proteste sociali sono una costante della
Turchia, almeno da alcuni mesi a questa parte. Adesso il centro della protesta si
è spostato proprio da quelle parti: a Soma e a Smirne. Dove porteranno questi scontri?
Sappiamo che ad agosto ci sarà un’importante elezione: l’elezione presidenziale. Per
la prima volta, la Turchia eleggerà direttamente il suo presidente. Erdogan dovrebbe
essere tra i candidati e l’opposizione pare si stia finalmente alleando per presentare
un candidato unico. Quindi, è chiaro che le tensioni sociali di questi mesi sono anche
legate a questo importante appuntamento.
D. – Per quanto riguarda la miniera
di Soma, i sindacati dicono che sono stati favoriti nella privatizzazione, "imprenditori
amici": quanto c’è di vero?
R. – Nel caso specifico di Soma, già da un anno
in Parlamento i partiti di opposizione avevano fatto diverse richieste di costituzione
di una commissione d’inchiesta per la sicurezza; in particolare, l’ultima era stata
presentata due settimane fa da partito Chp, il partito avverso all’Akp di Erdogan,
ma questa richiesta era stata bocciata dalla maggioranza del Parlamento. L’ultima
ispezione di controllo, comunque, era avvenuta a gennaio e aveva dato risultati positivi.
Ma i sindacati replicano proprio in queste ore che si tratta di ispezioni formali
e superficiali che in realtà non constatano i veri problemi di sicurezza che possono
esserci in luoghi di lavoro come una miniera a 4mila metri sotto terra. La miniera
di Soma è diventata già un caso politico: in questa miniera lavorano 787 persone,
quindi un numero enorme di persone. A parte le condizioni di sicurezza, anche le condizioni
economiche, lo stipendio medio di un minatore è di poco più di 400 euro. Quindi, è
chiaro che il malcontento generale si diffonde soprattutto in quella parte della Turchia
che è tradizionalmente una zona laica del Paese, dove il partito avverso a Erdogan
è risultato vittorioso proprio nelle ultime elezioni amministrative.