Risultano alquanto allarmanti i dati trasmessi dall'Onu e dal Consiglio norvegese
per i rifugiati (Cnr) sulla situazione dei rifugiati in America Latina.
I Paesi
più colpiti dal fenomeno - riferisce l'agenzia Misna - sono Colombia, Messico e Honduras
per via dei problemi interni legati agli scontri armati tra governo e guerriglia,
nel caso della Colombia, e al crimine organizzato per i casi di Messico e Honduras.
Il
numero dei rifugiati nel continente si aggira in torno ai 6 milioni di cui oltre il
90% sono in Colombia dove solo nell’ultimo anno si sono registrati 156.918 nuovi casi. Il
fenomeno dei rifugiati è cominciato nel Paese andino già agli inizi degli anni sessanta
con l’avvento della lotta armata. Oggi è arrivata a toccare cifre da record dal momento
che interessa il 12% della popolazione nazionale che fugge sia per non rimanere vittima
degli scontri armati che per proteggersi dalle minacce (abusi sessuali, arruolamento
forzato di minori, mine antiuomo, estorsioni ecc..), perpetrate da membri della guerriglia
e dalle forze governative di sicurezza.
Secondo il rapporto presentato a Ginevra,
in presenza del Segretario Generale del Cnr Jan Egeland e dell’Alto Commissario delle
Nazioni Unite per i Rifugiati Antonio Guterres, i gruppi paramilitari e le bande criminali
sono egualmente responsabili degli abusi e delle minacce nei confronti della popolazione.
Differiscono
tuttavia dal caso colombiano quelle honduregno e messicano dove il fenomeno assume
dimensioni molto più ridotte (17.000 nel primo e 160.000 nel secondo) rispetto alla
Colombia.
In particolare in questi stati le bande criminali, interessate al
controllo dei territori strategici per il passaggio dei carichi di droga o a quelli
in cui sono presenti ricchezze naturali quali l’oro, esercitano pressioni sulle comunità
locali affinché abbandonino quei territori. (R.P.)