2014-05-14 12:05:47

Prosegue il dialogo tra cattolici e anglicani. L'arcivescovo Moxon: la missione, nuovo motore dell'ecumenismo


E’ in corso a Durban, in Sudafrica, la quarta riunione dei membri della Commissione internazionale anglicano-cattolica della terza fase di dialogo tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana (Arcic III). L'Arcic III nasce dall'incontro a Roma tra Benedetto XVI e l’allora primate anglicano Rowan Williams nel 2006 quando, in una Dichiarazione Comune, entrambi avevano espresso il desiderio di continuare il dialogo ecumenico avviato nel 1970 con l’istituzione dell’Arcic I e proseguito, dal 1983, con l’Arcic II, per superare le divisioni lasciate dallo scisma del XVI secolo. L’ultimo incontro dell’Arcic III si è tenuto dal 29 aprile al 7 maggio 2013 a Rio de Janeiro in Brasile. La relazione che verrà prodotta come risultato di questa terza fase di dialogo verterà sul tema della Chiesa come Comunione, locale e universale. Ascoltiamo quanto dice in proposito l’arcivescovo David Moxon, direttore del Centro anglicano a Roma e co-presidente della Commissione, al microfono di Philippa Hitchen:

R. – The Report will be about three things: what do we have in common?, …
La relazione verterà su tre domande: cosa abbiamo in comune e perché facciamo insieme quello che facciamo insieme? Su cosa stiamo lavorando, attualmente, su cui non abbiamo un’intesa piena ma per cui possiamo intravedere una potenziale intesa? E in ultimo, su cosa siamo in disaccordo e non vediamo possibilità di intesa? In tutti e tre questi ambiti – su cosa ci intendiamo, su cosa potremmo intenderci e su cosa non possiamo intenderci – credo che potremo compiere grandi progressi. Ma accanto a questo, guarderemo anche al “receptive ecumemism”, un ecumenismo aperto, che è un metodo secondo cui approcciarci tra di noi, Chiese e comunità diverse nel mondo, in spirito di collaborazione, di sostegno e di apprendimento vicendevole. Qui si tratta più di metodo che di contenuti. Ma immagino che la relazione preveda una seconda parte, incentrata sull’accoglimento dell’ecumenismo. Qui a Roma ci sono tanti esempi: la lotta contro le forme di schiavitù moderna e il traffico delle persone umane, è un preciso esempio di metodologia ecumenica.

D. – Lei ha detto che siete a metà strada nella stesura di questa relazione. Quando pensa che potrà essere terminata?

R. – I would think it is another two or three years away. I would think that …
Penso che ci vorranno ancora due-tre anni, e credo che alla fine avremo un documento che sarà di interesse non soltanto per le persone interessate all’ecumenismo. Spero che possa essere un documento all’interno del quale la gente possa trovare una teologia di lavoro condivisa, una teologia condivisa sul modo con cui prendiamo le decisioni, una teologia condivisa sulle missioni in comune, e che possano vedere in esso una sorta di manuale, di prontuario per la mutua collaborazione sul terreno, ognuno a casa propria.

D. – Avrà sentito che uno dei precedenti arcivescovi emeriti di Canterbury ha detto che molte persone ritengono che questi colloqui dell’Arcic, che si svolgono ormai da 40 anni, siano irrilevanti perché non hanno prodotto grandi frutti e che, se la gente non vedrà progressi concreti, perderà del tutto l’interesse nell’iniziativa ecumenica. Cosa risponde a questo?

R. - Well, I think that’s a challenge to us that we should take seriously. …
Credo che sia una sfida da prendere sul serio, e risponderò parlando come membro dell’Arcic: molti frutti sono nati da questi colloqui, tra cui una nuova rete che si chiama Iarccum (International Anglican-Roman Catholic Commission on Unity and Mission – Commissione internazionale anglicano-cattolico romana su unità e missione), che è stata istituita precisamente per pubblicizzare, promuovere ed educare le persone in merito ai risultati raggiunti. Possono guardare dvd, studiare pagine web … chiunque, nel mondo, ora può vedere quello che è stato concordato e raggiunto. E parliamo dell’80 per cento dell’intesa sulla Dottrina comune, cosa della quale nessun uomo della strada potrebbe mai pensare che sia stato raggiunto. Abbiamo un’intesa sull’Eucaristia, abbiamo intese sul Battesimo, sul Sacerdozio – in termini essenziali – abbiamo intesa sulla comunione della Chiesa … Tutto questo, 40 anni fa non esisteva. Possiamo presiedere in comune ai nostri matrimoni, possiamo condividere la liturgia della parola ecumenica, la liturgia del Mercoledì delle Ceneri: impossibile pensarlo, 40 anni fa. Dio cammina nella storia a cavallo di decenni: non si possono misurare i suoi passi anno per anno … Però, devo dire anche che siamo di fronte a qualcosa di veramente nuovo, che porterà veramente frutti: la collaborazione nelle missioni. Credo che la missione debba essere il nuovo motore dell’ecumenismo; l’impegno comune per la giustizia, lo sviluppo, l’evangelizzazione sarà sempre più evidente e sempre più incoraggiato. E, come ho detto, un esempio lampante ne è l’accordo globale sulla moderna schiavitù e il traffico di persone umane in quanto crimine contro l’umanità, che le Chiese cattolica e anglicana recentemente hanno contribuito a raggiungere, in una rete di libertà globale.

D. – Sicuramente, Papa Francesco e l’arcivescovo Welby sembrano i primi sostenitori di questo interesse incentrato sulle iniziative pratiche nel campo della missione. Questo influisce in qualche modo sul modo di condurre i colloqui teologici?

R. – I would say so, and the keynote is the Pope’s speech or homily at Saint Paul’s …
Penso di sì e la nota fondamentale è stata l’omelia che il Papa ha tenuto a gennaio, a San Paolo fuori le Mura, nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Disse, in quell’occasione: “Dobbiamo lavorare insieme ora, come se l’unità fosse una realtà, non camminare verso l’unità, come una meta al di là dell’orizzonte”. Camminiamo ora in spirito di unità; abbiamo – come ho detto – un Battesimo comune, e questo rappresenta un alto grado di comunione! Camminare insieme nella nostra identità battesimale, nella nostra comunione battesimale, significa che possiamo raggiungere un grande risultato ora. E lui ci ha detto anche: “Vivete, parlate ed agite come se questo fosse possibile ora”. E credo che questa sia un nuovo approccio ad una comprensione tutta nuova …

D. – Noi speriamo di vedere presto l’arcivescovo di Canterbury qui, a Roma, dopo gli incontri dell’Arcic. Quali speranze ripone in questo incontro?

R. – I’m very excited about that. The first meeting on July last year was hugely …
Mi emoziona molto, questo … Il primo incontro del luglio dello scorso anno è stato estremamente utile: la sintonia fu immediata, ci fu come una scintilla … io ero presente, l’ho visto. Erano due persone veramente contente della vicendevole compagnia … erano sulla stessa lunghezza d’onda. Quando si parla di pastorale, evangelizzazione, i bisogni del mondo, la priorità per i poveri, essere sinceri, vivere semplicemente, essere trasparenti, essere vulnerabili, parlare con amore e verità … la sinergia è stata immediata. Penso che tutto questo possa essere portato a livelli ancora più alti, questa volta, a giugno …







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