Ucraina. Tensione alta dopo il sì all'indipendenza dell'est
Ancora in primo piano la crisi ucraina. Sempre più tesa la situazione dopo il successo
del sì al referendum per l’’indipendenza delle regioni orientali di Donetsk e di Lugansk.
La consultazione non è stata riconosciuta dagli Usa, mentre per l’Ucraina è una“farsa
senza conseguenze giuridiche”. Kiev intanto prosegue le operazioni militari nell’area:
sotto attacco le “forze di autodifesa” filorusse nella città di Slaviansk. L’Ue si
dice pronta a nuove sanzioni nei confronti della Russia, ma secondo l’Osce, Mosca
sosterrebbe la roadmap per allentare la tensione nell’area. Paolo Ondarza: Inasprisce la
crisi il netto sì – con il 90% dei voti - all’indipendenza delle regione di Donetsk
e di quella di Lugansk. La prima ha già chiesto l’annessione alla Russia, la seconda
opta invece per una federalizzazone dell’Ucraina. Dopo le nuove sanzioni nei confronti
della Crimea, l’Ue valuta nuovi provvedimenti contro Mosca, se non contribuirà concretamente
ad allentare la tensione. Secondo il presidente Osce Burkhalter , Putin sarebbe a
favore di una roadmap per una de-escalation. A sostegno del dialogo oggi il ministro
tedesco Stenmeier si recherà a Kiev. Il Cremlino per il momento invita a "rispettare"
l'esito della consultazione auspicando l'avvio di un dialogo, nel contempo però ha
minacciato di tagliare le forniture di gas all’Ucraina se non salderà il debito pregresso.
Sul terreno le truppe di Kiev proseguono le operazioni militari orientali, poche le
notizie verificabili visto che le comunicazioni sono interrotte da ore. Sullo sfondo
della crisi le elezioni presidenziali in Ucraina del prossimo 25 maggio alle quali
le regioni separatiste hanno già fatto sapere di non voler partecipare.
Ma
quali riflessi potrà avere il referendum? Alessandro Guarasci ha sentito Daniele
De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:
R. – Sinceramente, non
so se l’idea della secessione sarà immediatamente fattibile. Innanzitutto, c’è una
data da tenere presente, che è quella del 25 maggio, cioè le elezioni presidenziali.
Probabilmente tutti nell’area, ma soprattutto Putin, stanno aspettando che le elezioni
si svolgano per vedere come si comporteranno gli elettori ucraini, anche perché in
campo, non dimentichiamo, c’è la signora Timoshenko, che se dovesse essere eletta
sarebbe un gravissimo ostacolo sulla strada della pace e della convivenza con la Russia
di Putin.
D. – Una possibile secessione converrebbe davvero alla Russia?
R.
– Non credo, in un primo momento, Putin abbia messo in conto la secessione di un’ulteriore
area oltre alla Crimea. Il Donetsk non è un’area qualsiasi: da sola rappresenta almeno
il 20% del pil dell’intera Ucraina. Di certo, la difesa di quell’area ma soprattutto
delle popolazioni di lingua e cultura russa sta molto a cuore a Putin, soprattutto
dopo quello che è successo ad Odessa.
D. – Lei come giudica l’atteggiamento
dell’Europa, che sotto alcuni aspetti è stato, diciamo, oscillante?
R. – L’Europa
non prende una decisione, in un senso o in un altro. Sì, è vero, minaccia le sanzioni,
ma che tipo di sanzioni? E queste sanzioni possono essere dannose per la Russia o
potrebbero essere dannose per l’Europa stessa? La storia corre e l’Europa è sempre
dietro.