2014-05-13 16:15:21

India, elezioni. La destra di Modi prevale sul Congresso di Sonia Gandhi


Elezioni in India. Il leader della destra Narendra Modi, secondo i primi risultati, ha scalzato dopo dieci anni lo storico partito del Congresso capeggiato da Sonia Gandhi e dal figlio Rahul. La coalizione di destra guidata dal partito indu nazionalista del "Bharatya Janata Party" (Bjp) avrebbe conquistato i 272 seggi necessari per formare una maggioranza alla Camera bassa. I risultati ufficiali si sapranno solamente venerdì prossimo. Il presidente Usa, Barack Obama, parla di consultazioni che sono “un vibrante esempio di rispetto dei valori condivisi di libertà e diversità”. Record l’affluenza alle urne, con il 66,38% degli oltre 800 milioni di aventi diritto al voto. Massimiliano Menichetti ha intervistato l’esperto dell’area Marco Restelli, giornalista e docente presso l’Università degli Studi di Milano:RealAudioMP3

R. – Narendra Modi ha saputo intercettare alcune istanze popolari molto sentite: la rabbia diffusa contro la corruzione dilagante, una preoccupazione diffusa nella piccola e media borghesia che, dopo anni di tumultuoso boom, ha visto rallentare la crescita economica. Le richieste di lavoro da parte dei giovani, le istanze nazionalistiche della grande maggioranza degli indù, che ormai vedono l’India come una potenza planetaria al pari della Cina e degli Stati Uniti d’America, e che non accettano di vedere diminuito lo status dell’India. Lui si rivolge direttamente alla "pancia" del Paese, che è costituita da un 80% di hindu, facendo leva anche sull’orgoglio di appartenenza culturale. Da qui, però, i problemi che possono derivare dalla sua elezione a primo ministro, nel senso che questa formazione politica da lui presieduta ha tollerato – e alcuni dicono ha incoraggiato – in passato anche persecuzioni nei confronti delle minoranze religiose, dei cristiani e dei musulmani in India.

D. – Questo rimane, però, un problema grande, quello delle minoranze religiose: l’India ha visto situazioni-limite…

R. – Ci sono stati molti episodi estremamente gravi, che si sono succeduti in questi anni. Ricordiamoci gli attacchi alle chiese cristiane, le persecuzioni di musulmani… Nello stesso Gujarat, governato da Modi, ci furono scontri violentissimi fra indù e musulmani e un bagno di sangue di musulmani. Quindi, la posizione di Modi è molto delicata: dovrà dimostrare, dopo avere suscitato l’entusiasmo delle piazze induiste, di saper governare comunque tenendo al centro la laicità dello Stato e il rispetto dei diritti delle minoranze religiose.

D. – Perché è crollato il Partito del Congresso presieduto da Sonja Gandhi?

R. – Potrei dire perché non aveva più un’anima. Del sogno, della visione dei Padri fondatori del Congresso – del Mahatma Gandhi, di Jawaharlal Nehru, ma in qualche modo anche della figlia di Nehru, Indira, che era una donna molto autoritaria ma aveva ancora una visione unitaria dell’India – di quella visione non c’era più traccia. Negli ultimi 10 anni, il Partito del Congresso è stato protagonista di una serie spaventosa di scandali per la corruzione del suo personale politico. E’ stato privato di qualsiasi autorevolezza morale di fronte all’opinione pubblica.

D. – Cosa cambierà, adesso, per quanto riguarda la questione dei marò?

R. – Il caso marò è molto delicato, perché è stato strumentalizzato durante la campagna elettorale, nel senso che Modi si è rivolto a Sonja Gandhi chiedendo: “Perché i due marò non sono in galera?” – perché attualmente sono in ambasciata – agitando quindi lo spauracchio della cosiddetta "simpatia" che Sonja Gandhi avrebbe nei confronti dei marò, perché loro sono italiani e lei è di origine italiana. Che cosa ne deriva? Ne deriva che ora Modi, anche in questo campo, è di fronte ad una scelta: vorrà comportarsi da statista e riallacciare corrette relazioni diplomatiche e quindi risolvere in modo corretto la questione dei marò, affidandoli alla giustizia italiana, oppure vorrà fare il demagogo e continuare a dire: “In galera! In galera!”, rovinando ulteriormente le relazioni diplomatiche Italia-India? Oppure, lo statista…








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