Libano. Card. Rai sulle elezioni presidenziali: vuoto di potere cancellerebbe il ruolo
dei cristiani
Il patriarca di Antiochia dei maroniti, Bechara Boutros Rai, ha rilanciato l'allarme
sugli effetti destabilizzanti che avrebbe per tutto il Libano, e soprattutto per i
cristiani libanesi, il vuoto di potere causato dalla mancata elezione del nuovo Presidente
della Repubblica entro la scadenza istituzionale, fissata per il prossimo 25 maggio.
“L'elezione di un Presidente e la sua presenza continua” ha detto il patriarca maronita
durante l'omelia della Messa celebrata ieri nella basilica di Nostra Signora del Libano,
ad Harissa “ conferisce legittimità alle istituzioni pubbliche. Il Presidente è il
Capo di stato e il simbolo dell'unità nazionale. E noi stiamo pregando Dio affinchè
ispiri i blocchi politici a tenere queste elezioni e a scegliere il miglior candidato
nelle circostanze presenti, per il bene del Libano e delle sue istituzioni”.
Nel
delicato sistema istituzionale libanese, fondato sul Patto nazionale del 1943 che
distribuisce le cariche istituzionali tra i rappresentanti politici appartenenti alle
diverse comunità religiose, la carica di Presidente della Repubblica è riservata a
un cristiano maronita. “Il temuto vuoto nella presidenza, per il quale qualcuno sta
lavorando” ha aggiunto il patriarca Rai “è respinto da noi e dal popolo libanese perchè
rappresenterebbe una sfida al Patto nazionale e alla Costituzione” ed “eliminerebbe
una componente essenziale di questo Paese, che è la componente cristiana”.
L'Assemblea
parlamentare è stata convocata giovedì 15 maggio per il quarto tentativo di elezione
presidenziale, ma anche la prossima seduta sembra destinata a non raggiungere l'obiettivo.
La
Presidenza della Repubblica libanese diverrebbe vacante il prossimo 25 maggio, giorno
in cui termina il mandato del Presidente in carica, Michel Sleiman. Finora i due blocchi
politici che si contrappongono nel Paese – la Coalizione 8 marzo e la Coalizione 14
marzo – non hanno raggiunto un consenso intorno alla figura di un candidato di compromesso.
A pesare sono soprattutto le contrapposizioni tra le Forze Libanesi - che hanno candidato
il loro leader Samir Geagea – e il Partito sciita di Hezbollah, che ha respinto come
una provocazione la candidatura di Geagea, finora non ritirata. Lo stesso Geagea ha
dichiarato a un quotidiano saudita di preferire il vuoto di potere istituzionale alla
prospettiva di “mettere il Paese sotto il controllo di Hezbollah”. (R.P.)