2014-05-12 20:04:52

Expo 2015. Il premier Renzi: non fermare i lavori ma i delinquenti


Nel carcere di Opera sono cominciati oggi gli interrogatori degli arrestati per lo scandalo Expo. Domani a Milano il premier Renzi incontrerà i vertici dell’esposizione, le istituzioni e il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, che ha il compito di vigilare su Expo. Renzi intanto conferma la sua assoluta fiducia nel commissario Giuseppe Sala. Servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3

"Si fermano i delinquenti non i lavori". Il premier Renzi ribadisce che l’Expo è una grandissima opportunità e sottolinea: preferisco perdere qualche punto nei sondaggi piuttosto che fermare questa occasione di investimenti per l’Italia. Qualche cifra al riguardo la fa il commissario all'Expo Giuseppe Sala in audizione all'Antimafia. La realizzazione dell'Esposizione universale 2015, per la quale sono attesi 20 milioni di visitatori, costerà alle casse dello Stato un miliardo e 350 milioni; altri 400 milioni, fa sapere Sala, arriveranno dalle aziende partner e un miliardo dai Paesi che parteciperanno. Oggi intanto i primi interrogatori nel carcere milanese di Opera. Il primo a essere sentito è stato l'imprenditore vicentino Enrico Maltauro, che ha ammesso i fatti ma vuole chiarire davanti ai pm. Intanto è polemica politica. Berlusconi chiama fuori dalla vicenda Forza Italia, ma sostiene che nell’inchiesta ci sono esagerazioni. Mentre il ministro delle Infrastrutture Lupi, attaccato dal Movimento 5 Stelle, fa sapere di non avere intenzione di dimettersi.

Arresti, scandali e tangenti agitano ormai da giorni l'organizzazione dell'Expò 2015 di Milano, riproponendo uno scenario da Tangentopoli. Un sistema di corruzione che sembra rigenerarsi a ogni occasione e che, afferma l'economista Stefano Zamagni, è da anni una "forza frenante" dell'Italia. Emanuela Campanile lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. - Qui stiamo parlando di una corruzione organizzata e cioè di un sistema. E questo vuol dire che la corruzione è quello che gli antichi greci chiamavano il khatekon, che vuol dire una "forza frenante", frenante il processo di sviluppo. Perché Milano negli ultimi decenni è calata rispetto alle fasi precedenti? Perché l’attività di corruzione erode: non produce disastri solo per l’Expo, crea una mentalità che non è certamente favorevole allo sviluppo. La domanda allora diventa: come mai? Ovviamente, ci sono diverse chiavi di lettura. La mia, quella che più preferisco, è questa: tutto questo è successo a Milano, quando Milano ha cessate di essere una città industriale. Chi conosce la storia dell’industria sa che è difficile che nelle industrie ci sia corruzione. Quando Milano è diventata la capitale della finanza, soprattutto della finanza speculativa, e di certe forme di attività di terziario avanzato, è ovvio che questo ha fatto crollare il nesso, cioè il simbolo, ciò che tiene unita la società civile. E quando viene meno il cemento che tiene unita la società civile, è molto facile - come appunto la storia ci insegna nel caso di Milano, ma anche in tanti altri casi - che i fenomeni di corruzione prendano il sopravvento. Ecco perché allora non basta perfezionare le leggi sulle gare d’appalto. Questa è una sciocchezza! Bisogna andare al fondamento: bisogna ricostituire quel capitale sociale, cioè i legami di fiducia tra i cittadini, che impedisce che fenomeni del genere abbiano poi luogo.

D. - Prof. Zamagni, secondo lei, l’Expo 2015 è compromesso ormai anche agli occhi del resto del mondo?

R. - No, non direi, assolutamente no. E’ chiaro che la nostra capacità di rigenerarci è notevole e quindi lo faremo. Io non ho questa preoccupazione. La mia preoccupazione è che in Italia si cambi registro. Ma è mai possibile che in questo Paese se uno fa un atto virtuoso neppure lo si menziona e se uno fa un atto di questo tipo per giorni e giorni i mass media ne parlano? Questa è una ingiustizia. Dobbiamo chiamare le cose con il loro nome: la virtù - diceva Aristotele - è più contagiosa del vizio. Se io voglio sconfiggere la corruzione devo fare in modo che la critica ai corrotti e ai corruttori venga in primis dalla società civile, che deve mettere nei confronti di costoro come un filtro, una operazione. E poi i sistemi legali… Dobbiamo convincerci che la deterrenza e le leggi non sono sufficienti.

D. - Teniamo presente che c’è anche un prezzo economico, che viene pagato…

R. - E’ evidente, perché la corruzione distrugge la cosiddetta competizione di mercato e favorisce certamente non i virtuosi. Quindi, siamo in una situazione in cui un’impresa virtuosa - e ce ne sono, grazie a Dio, di queste imprese nel nostro Paese - pagano lo scotto di dover, loro che sono virtuose, perdere quote di mercato e quindi livelli di profitto per colpa di questi. Ed è questo un punto che i sistemi legali di deterrenza non servono, perché i giudici andranno a pizzicare e a sanzionare coloro che hanno compiuto. Ma il danno indiretto, che questi comportamenti vanno a determinare, certamente il sistema legale - perché questo non lo può fare - non può tenerne conto.







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