Asean: il vertice segnato dal contenzioso con la Cina
Con un comunicato finale, si sono chiusi ieri i due giorni di incontri del 24° Vertice
dell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (Asean). Un evento importante
per una serie di motivi ma che per diverse ragioni ha finito per dare risultati assai
scarsi.
Si è trattato del primo evento del genere ospitato in Myanmar, da 17
anni parte dell’Organizzazione nata nel 1967 che accoglie oggi dieci Paesi: Brunei,
Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia, Vietnam.
Un segnale importante di riabilitazione per il Paese uscito solo tre anni fa dalla
dittatura militare e che ha solo di recente ottenuto la sua prima presidenza di turno
dell’Associazione.
L’organizzazione delle giornate nella capitale politica
Naypyitaw è stata all’altezza, seppure in parte segnata dalle pressioni internazionali
sul governo birmano riguardo il trattamento delle minoranze e in particolare dei musulmani
Rohingya, verso i quali – come pure verso i musulmani locali delle regioni centrali
– sono da tempo in atto forti pressioni e numerosi episodi di intolleranza.
Oltre
a questo, la situazione del Brunei dopo l’avvio di un processo di adattamento delle
pene al nuovo codice penale improntato a una versione radicale della legge coranica,
e le manifestazioni in atto in Thailandia che hanno impedito di inviare un una delegazione
ad alto livello a un’assise di capi di stato e di governo, sono stati al centro del
dibattito, seppure mediato dall’abituale politica di non ingerenza del gruppo sugli
affari interni dei singoli membri.
Diverso invece, il peso delle tensioni in
corso nel Mar Cinese meridionale, tra Stati-membri come Vietnam e Filippine, e Repubblica
popolare cinese che ha da tempo accresciuto la presenza in aree marittime ricche di
pesce e di potenziali risorse sottomarine, ma anche di notevole importanza strategica.
In particolare negli ultimi giorni l’allontanamento con cannoni a acqua e lo speronamento
di imbarcazioni vietnamite da parte di navi cinesi con nove feriti vietnamiti presso
le isole Paracel hanno portato a dure proteste del governo di Hanoi.
Anche
su questo argomento spinoso perché coinvolge rapporti bilaterali, equilibri strategici
e interessi commerciali, il comunicato finale si limita a ribadire la necessità di
creare un clima distensivo nella regione, di procedere verso la realizzazione del
Codice di condotta nel Mar Cinese meridionale, lasciando nel frattempo ai singoli
Paesi l’onere di rapportarsi con il colosso cinese. Per quanto riguarda il Vietnam
senza nemmeno la protezione garantita dagli Usa all’alleato filippino.
Più
concreti i risultati riguardo all’avanzata integrazione commerciale, che si concretizzerà
il prossimo anno in un mercato comune Asean. La Dichiarazione di Naypyitaw adottata
ieri identifica con precisione le aree di ulteriore, necessaria cooperazione e le
linee per la promozione dello sviluppo economico dei Paesi membri. In questo senso,
il Presidente birmano Thein Sein ha richiamato i Dieci a mantenere gli impegni assunti
con risultati che concretizzino necessità, aspirazioni e potenzialità dell’Asean a
beneficio degli oltre 500 milioni di abitanti. (R.P.)