Sud Sudan. accordo di pace ad Addis Abeba. Il dramma dei bambini in fuga dalle violenze
Il Sud Sudan forse vicino a una svolta dopo cinque mesi di sanguinosa guerra civile
che ha causato migliaia di morti e un milione di sfollati. I due leader delle fazioni
in lotta, il presidente Salva Kiir e il suo ex vice Riek Machar, oggi alla guida dei
ribelli, hanno sottoscritto un impegno per la cessazione delle ostilita'. Il servizio
di Giulio Albanese:
Un faccia a
faccia tra il presidente sud sudanese ed il suo ex vice, dopo una giornata di negoziati
segnata da una stretta di mano per la prima volta dall’inizio del conflitto, che da
dicembre insanguina il giovane Stato africano. L’intesa sottoscritta alla presenza
del premier etiopico Haile Mariam Desalegn parte dall’assunto che un governo di transizione
offre le migliori possibilità per il popolo del Sud Sudan, in vista di prossime elezioni
la cui data non è stata però precisata. Nel documento si parla anche dell’apertura
di corridoi umanitari e di cooperazione con le agenzie delle Nazioni Unite, per garantire
gli aiuti in tutte le zone del Paese. Ora, i due leader devono dimostrare nei fatti
quello che hanno solennemente promesso.
Dunque, anche il tema umanitario al
centro del vertice tra Salva Kiir e Riech Machar. La guerra civile ha colpito soprattutto
i più deboli, i bambini, accanto a loro è l’organizzazione umanitaria “Sos Villaggi
dei Bambini” che – nelle settimane scorse – ha dovuto evacuare uno dei suoi villaggi,
a Malakal, preda degli attacchi di uomini armati. Sull'incredibile odissea per salvare
35 bambini del villaggio, la testimonianza di Elena Cranchi, portavoce in Italia
di “Sos Villaggi dei Bambini”, intervista da Alessandro Gisotti:
R. – Purtroppo,
è un incubo che dura da mesi! Avevamo un villaggio a Malakal, che è diventato preda
dei ribelli. Questa città era ormai diventata teatro di scontri. Ci sono racconti
da parte dei nostri educatori tremendi: raccontano di queste strade coperte solo da
mosche, cadaveri e null’altro… Quindi, era l’unico luogo dove, nonostante fuori imperversasse
la più atroce e terribile violenza, i bambini poteva stare al sicuro. Ci sono poi
stati quattro attacchi da parte dei ribelli e a quel punto abbiamo dovuto evacuare
il "Villaggio Sos", che tra l’altro accoglieva 120 bambini e ragazzi: 80 di loro sono
stati portati in uno dei 10 campi delle Nazioni Unite e altri 33 sono scappati con
Isaac James, che è considerato ora l’eroe, colui che ha portato in salvo i bambini.
D. – Purtroppo, tre bambini sono stati rapiti. E’ così?
R. – Due. Due
purtroppo sì. Continuano le ricerche da parte del team di "Sos Villaggi dei bambini
Sud Sudan", dei funzionari governativi. Si sono unite le Nazioni Unite e anche l'Unicef.
Ma temiamo che siano stati effettivamente rapiti, perché il tutto è avvenuto quando
c’è stata questa traversata del Nilo. Bisogna anche tener conto che i nostri 33-35
bambini e ragazzi non erano gli unici. I racconti che noi abbiamo da parte dei bambini,
sono racconti di paura per la presenza dei coccodrilli… Di questi due bambini dispersi
si pensava che fossero stati accolti da altri gruppi, da altri nuclei… Invece, purtroppo,
le ricerche stanno continuando, ma non abbiamo notizie. I 33 bambini con Isaac James
hanno attraversato il Nilo, hanno compiuto tantissimi chilometri a piedi e sono riusciti
poi a trovare accoglienza nel campo di una compagnia petrolifera e sono poi stati
spostati a Juba.
D. – Adesso, i bambini sono a Juba, qui con quale tipo di
assistenza e con quali aspettative?
Q – Si tratta di bambini privi di cure,
bambini orfani e abbandonati: quindi parliamo già di bambini più vulnerabili dei vulnerabili!
Bambini che non vivono più e non possono più vivere nella loro famiglia di origine,
che avevano trovato nel Villaggio Sos di Malakal una casa amorevole e che hanno dovuto
vivere giorni e mesi alla ricerca di un altro posto tranquillo. Oggi noi siamo felici,
perché hanno una casa di nuovo. Siamo riusciti come Sos Villaggi Bambini Sud Sudan
ad affittare un nuovo spazio a Giuba. In questo momento non c’è paura che lo scontro
e i conflitti possano arrivare, ma ci sono poi tutti i problemi che derivano dai conflitti:
quindi, i costi alle stelle ed è difficilissimo un approvvigionamento anche solo degli
alimenti di base. La benzina – ad esempio – costa tantissimo e noi abbiamo dovuto
riaffittare un mezzo per portare i bambini a scuola, perché stanno riniziando ad andare
a scuola. Questo è già – per noi – un successo! In questo momento, ci stiamo occupando
di dare un supporto psicologico a bambini che si vedono aggiungere traumi a traumi.