2014-05-10 13:18:00

Scontri e tensione in Ucraina alla vigilia del referendum nell’est del Paese


In Ucraina sequestro lampo per 8 volontari della Croce Rossa rapiti da separatisti filorussi e liberati stamani a Donetsk. Regione, questa, teatro ieri di violenti scontri tra filorussi e truppe ucraine costati la vita a Mariupol a 21 persone. In questo clima di forte tensione si terrà domani il referendum separatista indetto dai filorussi nella parte orientale del Paese. Su questa consultazione Amedeo Lomonaco ha intervistato Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto di questioni dell’Est:

R. – Questo referendum - che per altro era abbastanza inevitabile dal punto di vista dei separatisti - l’avrebbero a questo punto volentieri evitato tutti, sicuramente l’Ucraina per ovvie ragioni e gli Stati Uniti, insieme all’Unione Europea. Credo che anche la Russia avrebbe preferito, al di là delle dichiarazioni di facciata, un momento di respiro per calmare la situazione e riprendere le trattative diplomatiche.

D. – Quali i rischi e quali, eventualmente, le opportunità legate a questo referendum?

R. – Il rischio è di destabilizzare ulteriormente la situazione. Credo che si inaspriranno nettamente le tensioni. Ci vorrà ancora più tempo per tornare ad una forma di ragionevolezza. Per ragionevolezza intendo sedersi con calma ad un tavolo e cercare di risolvere i problemi dell’Ucraina insieme con la Russia, perché i problemi dell’Ucraina senza la Russia, o peggio, contro la Russia non si risolvono. L’opportunità è che l’Ucraina faccia una riflessione su se stessa, su cosa sia l’Ucraina oggi. Non dimentichiamo che tutti gli uomini - compresi gli attuali che governano l’Ucraina - vengono da Donetsk e Dnepropetrovsk, ovvero dalle regioni dell’Est. È possibile che di tutta l’Ucraina - per di più di questa Ucraina “occidentalizzante” - l’unico fulcro di potere siano due città di cui una – Donetsk, con quattro milioni e mezzo di abitanti – in questo momento è nelle mani dei separatisti?

D. – In cosa è diverso questo referendum rispetto a quello in Crimea? Innanzitutto, è diverso il territorio…

R. – L’aspetto territoriale è tutt’alto che secondario perché la Crimea è una piccola penisola ed è facile, in un certo senso, a torto o ragione, espungerla dal territorio ucraino. Qui, poi, stiamo di fronte ad una questione molto diversa: queste regione dell’Est sono la spina dorsale dell’economia ucraina. L’altra questione è che questo territorio non ha fondamentalmente una voglia così marcata di staccarsi dall’Ucraina. E’ un’altra differenza rispetto alla Crimea. Questa presunta separazione dall’Ucraina è un’opzione che nessuno può gestire. Non la può gestire l’Ucraina, ma nemmeno la Russia né dal punto di vista militare, né dal punto di vista politico.

 

D. – Quindi, adesso è difficile ipotizzare un futuro chiaro per l’Ucraina?

 

R. – E’ stato fatto di tutto per confondere il futuro dell’Ucraina, ci hanno messo tutta la buona volontà sia l’Unione Europea, sia gli Stati Uniti sia la Russia. Tra l’altro, il 25 maggio dovrebbero tenersi le elezioni politiche in Ucraina, un’altra cruciale sfida e un altro momento di confusione.

D. – C’è poi da capire quale incidenza avrà anche l’economia legata alle risorse energetiche e al gas…

R. – Sì, lì pende la minaccia della Russia sull’Ucraina per le forniture energetiche, in particolare di gas. Questione che, indirettamente, riguarda anche l’Europa: colpire sul gas l’Ucraina per la Russia vorrebbe dire colpire anche l’Europa che è un ottimo cliente. Quindi, non è detto che alla Russia tutto questo convenga. Però, certamente dal punto di vista dell’economia, nessuno pensa al fatto che non è matematico che l’ingresso nell’Unione Europea generi, nel breve termine, grandi vantaggi per l’Ucraina. Per esempio, l’Ucraina ha una produzione interna di beni di consumo che, nel momento in cui si aprissero i mercati, sarebbero spazzati via dalle merci dell’Europa occidentale. Merci, queste, di gran lunga migliori dal punto di vista della qualità e competitive anche dal punto di vista dei prezzi. Viceversa, l’Ucraina ha produzioni - come i componenti per la costruzione degli oleodotti – che vende soprattutto alla Russia e ad Est. Credo che questa adesione, quando e se si farà, sarà comunque un momento di grande difficoltà per il Paese.








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