Sud Sudan: l’odissea dei bambini di Malakal sfuggiti alla guerra
La Chiesa del Sud Sudan avrà un ruolo di mediazione nei negoziati in corso ad Addis
Abeba per la pace nel martoriato Paese africano. Tutta la popolazione locale invoca
la fine della guerra e la riconciliazione, lo chiede soprattutto per i bambini di
questa porzione d’Africa a cui è stata rubata la speranza del futuro. In prima linea
accanto ai più piccoli è l’organizzazione umanitaria “Sos Villaggi dei Bambini” che
– nelle settimane scorse – ha dovuto evacuare uno dei suoi villaggi, a Malakal, preda
degli attacchi di uomini armati. Sull'incredibile odissea per salvare 35 bambini del
villaggio, la testimonianza di Elena Cranchi, portavoce in Italia di “Sos Villaggi
dei Bambini”, intervista da Alessandro Gisotti:
R. – Purtroppo,
è un incubo che dura da mesi! Avevamo un villaggio a Malakal, che è diventato preda
dei ribelli. Questa città era ormai diventata teatro di scontri. Ci sono racconti
da parte dei nostri educatori tremendi: raccontano di queste strade coperte solo da
mosche, cadaveri e null’altro… Quindi, era l’unico luogo dove, nonostante fuori imperversasse
la più atroce e terribile violenza, i bambini poteva stare al sicuro. Ci sono poi
stati quattro attacchi da parte dei ribelli e a quel punto abbiamo dovuto evacuare
il "Villaggio Sos", che tra l’altro accoglieva 120 bambini e ragazzi: 80 di loro sono
stati portati in uno dei 10 campi delle Nazioni Unite e altri 33 sono scappati con
Isaac James, che è considerato ora l’eroe, colui che ha portato in salvo i bambini.
D. – Purtroppo, tre bambini sono stati rapiti. E’ così?
R. – Due. Due
purtroppo sì. Continuano le ricerche da parte del team di "Sos Villaggi dei
bambini Sud Sudan", dei funzionari governativi. Si sono unite le Nazioni Unite e anche
l'Unicef. Ma temiamo che siano stati effettivamente rapiti, perché il tutto è avvenuto
quando c’è stata questa traversata del Nilo. Bisogna anche tener conto che i nostri
33-35 bambini e ragazzi non erano gli unici. I racconti che noi abbiamo da parte dei
bambini, sono racconti di paura per la presenza dei coccodrilli… Di questi due bambini
dispersi si pensava che fossero stati accolti da altri gruppi, da altri nuclei… Invece,
purtroppo, le ricerche stanno continuando, ma non abbiamo notizie. I 33 bambini con
Isaac James hanno attraversato il Nilo, hanno compiuto tantissimi chilometri a piedi
e sono riusciti poi a trovare accoglienza nel campo di una compagnia petrolifera e
sono poi stati spostati a Juba.
D. – Adesso, i bambini sono a Juba, qui con
quale tipo di assistenza e con quali aspettative?
Q – Si tratta di bambini
privi di cure, bambini orfani e abbandonati: quindi parliamo già di bambini più vulnerabili
dei vulnerabili! Bambini che non vivono più e non possono più vivere nella loro famiglia
di origine, che avevano trovato nel Villaggio Sos di Malakal una casa amorevole e
che hanno dovuto vivere giorni e mesi alla ricerca di un altro posto tranquillo. Oggi
noi siamo felici, perché hanno una casa di nuovo. Siamo riusciti come Sos Villaggi
Bambini Sud Sudan ad affittare un nuovo spazio a Giuba. In questo momento non c’è
paura che lo scontro e i conflitti possano arrivare, ma ci sono poi tutti i problemi
che derivano dai conflitti: quindi, i costi alle stelle ed è difficilissimo un approvvigionamento
anche solo degli alimenti di base. La benzina – ad esempio – costa tantissimo e noi
abbiamo dovuto riaffittare un mezzo per portare i bambini a scuola, perché stanno
riniziando ad andare a scuola. Questo è già – per noi – un successo! In questo momento,
ci stiamo occupando di dare un supporto psicologico a bambini che si vedono aggiungere
traumi a traumi.