2014-05-09 13:38:00

Distrutto hotel ad Aleppo. A Ginevra, riuniti i cristiani siriani


Nuove violenze nelle ultime ore in Siria. Una forte esplosione ha distrutto l'Hotel Carlton, nella città vecchia di Aleppo, negli ultimi tempi usato dalle truppe del presidente siriano, Bashar al-Assad. Nelle esplosioni sarebbero "morti almeno 50 soldati", secondo i ribelli del Fronte islamico che hanno rivendicato l’attacco. Intanto a Ginevra prende il via stasera la conferenza internazionale dal titolo: “I cristiani in Siria, la sfida di parlare con una sola voce”. All’evento prendono parte rappresentati delle comunità cristiane del Paese, per portare la loro testimonianza sulle sofferenze delle comunità locali, dopo oltre tre anni di guerra. Presenti ai lavori, esponenti delle Chiese greco ortodossa, siriaco ortodossa, greco melkita e cattolica, oltre all'osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio Onu della città elvetica, mons. Silvano Maria Tomasi. L’incontro è organizzato, tra gli altri, dal Consiglio mondiale dei Siri e dal Centro cattolico di studi di Ginevra. Durante la sessione di domani, in cui una delegazione incontrerà pure una rappresentanza delle Nazioni Unite, i partecipanti elaboreranno un documento per una comune strategia volta a invocare pace e stabilità in Siria. Ad intervenire, anche l’arcivescovo Dionysius Jean Kawak, responsabile dell’ufficio patriarcale a Damasco della Chiesa siriaco ortodossa. Giada Aquilino lo ha intervistato:

 

R. - Non mi piace parlare soltanto della situazione dei cristiani. Tutti in Siria, inclusi i cristiani, stanno soffrendo per la situazione di poca stabilità del Paese. Comunque, non posso negare che i cristiani stiano soffrendo un po’ di più, perché sono una minoranza. E non posso negare che stiano soffrendo perché c’è un aumento dell’estremismo islamico. Maalula, Kessab, Homs sono città dove c’è una presenza cristiana e sono state attaccate proprio per questo motivo. Nei giorni scorsi, i radicali prima di ritirarsi dalla città di Homs hanno bruciato una delle più antiche chiese cristiane, la chiesa della Vergine Madre della Cintura, la cattedrale siro-ortodossa.

 

D. – Queste violenze colpiscono dunque tutte le comunità, indistintamente?

 

R. - Tutte le comunità, tutta la gente della Siria, tutto il popolo siriano. Stanno soffrendo tutti. Per questo è importante chiedere alla comunità internazionale di intervenire, ma non mandando armi: noi non vogliamo più armi per la Siria, vogliamo un altro tipo di aiuto.

 

D. – Di quale aiuto avete bisogno?

 

R. - Aiutare a metterci d’accordo per parlare e dialogare. Ci sono sempre altri mezzi, ha detto Papa Francesco, per ristabilire la pace.

 

D. - La via della pace, allora, per dove può passare?

 

R. - Attraverso il popolo siriano. L’intervento internazionale deve essere diretto ad aiutarci a sedere intorno ad una tavola rotonda, senza però intervenire nel nostro destino e nel dialogo. Deve solo aiutarci a far dialogare le due parti, i ribelli ed il governo.

 

D. - Quanto è importante in questo momento il dialogo ecumenico, ma anche interreligioso per il futuro della Siria?

 

R. - Penso che in Siria non abbiamo avuto questo problema interreligioso: la Siria è stata sempre conosciuta per la coesistenza. Mi sembra ci sia qualcuno al di fuori della Siria che ha tentato di rovinare questo modo di vivere insieme. Perciò è necessario sedere ancora insieme e promuovere il dialogo interreligioso.

 

D. - Qual è il messaggio che porta alla conferenza di Ginevra per il futuro della Siria?

 

R. - Parlerò tra l’altro dei diritti delle minoranze, cercherò di richiamare l’attenzione sul fatto che la comunità cristiana sta diminuendo molto: prima si parlava del 10% - circa due milioni di persone - adesso è un po’ difficile dire quanti sono i cristiani, forse un terzo. Al termine del mio intervento chiederò alla comunità internazionale di aiutarci appunto nel dialogo, ma anche dal punto di vista umanitario. Dobbiamo aiutare coloro che si trovano fuori dalla Siria, ma anche coloro che si trovano all’interno del Paese, specialmente i cristiani: perché se non aiutiamo coloro che si trovano all’interno, forse cercheranno un modo per uscire.

 

All’appuntamento di Ginevra prende parte anche mons. Giuseppe Nazzaro, già vicario apostolico di Aleppo. Al microfono di Giada Aquilino, parla della situazione dei cristiani siriani oggi:

 

R. – E’ gente che ormai non ha più nulla, gente che ha perso tutto, a cui restano solo le lacrime per piangere. E’ questa la situazione che posso testimoniare. Se si aggiunge poi ciò che succede quotidianamente… bombe, missili che cadono, tutti che sparano, nessuno che tiene conto del fatto che così si porta distruzione e morte.

 

D. – Lei conosce bene Aleppo: questa mattina c’è stata una potente esplosione che ha distrutto un albergo nella città vecchia. Queste continue esplosioni, questi attacchi cosa provocano tra la gente, oltre alla violenza e al dolore?

 

R. – Provocano panico e voglia di scappar via: ma dove possono scappare? Ormai la gente non ha più nulla, non ha più neanche i mezzi per poter fuggire: le strade sono chiuse. Si cerca di sopravvivere! E chi riesce a sopravvivere, si affida alla Provvidenza per poter campare. Purtroppo non sempre si pensa a questi fratelli che soffrono e questo per me è il peccato più grande dell’Occidente. La gente soffre, la gente muore e noi continuiamo a vendere armi, continuiamo a distribuire armi, da una parte e dall’altra.

 

D. – Le violenze in corso in Siria colpiscono poi indistintamente tutte le comunità…

 

R. – Sì, tutte le comunità. Non possiamo dire che siano soltanto i cristiani a soffrire: una bomba cade su tutto. E queste bombe, dove cadono, portano morte e distruzione.

 

D. – Qual è l’appello della Chiesa cristiana di Siria?

 

R. – L’appello della Chiesa cristiana di Siria è che tutti quelli che sono costituiti in qualsiasi modo in responsabilità gridino contro lo scempio che sta succedendo in Siria.

 

D. – Il Papa, più volte, ha pregato per la Siria e ha voluto una giornata di preghiera e digiuno nel settembre scorso. Qual è il messaggio che è arrivato in Siria?

 

R. – E’ stato molto positivo. La gente è stata contenta di sapere che il Papa pensa e prega per la Siria. Ma il Santo Padre è il solo che grida? E gli altri che fanno? Tutti dobbiamo domandarci cosa facciamo per quei cristiani, nostri fratelli di fede, e per quella gente, per quei figli di Dio, perché tutti sono stati creati ad immagine di Dio.








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