Supplica di Pompei. Il card. Parolin: affidiamo alla Madonna tutte le nostre ansie
e necessità
Affidiamo alla Madonna tutte le nostre preoccupazioni, ansie, necessità: cosi il cardinale
segretario di stato Pietro Parolin, nella Messa presieduta stamane sul sagrato della
Basilica di Pompei, nel giorno della Supplica alla Beata Vergine Maria, tradizionale
rito che ogni anno richiama in questo Santuario, fondato dal Beato Bartolo Longo,
numerosissimi fedeli, collegati anche da tutto il mondo. Presenti alla celebrazione,
l’arcivescovo prelato di Pompei, mons. Tommaso Caputo, il sindaco della cittadina
partenopea ed altre autorità civili e militari. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Sono lieto
di farmi pellegrino, insieme a voi, in questa ‘città di Maria’".
Un luogo
speciale “la ‘città di Maria’, l’altro nome – ha ricordato il cardinale Parolin
- di questa terra meravigliosa e cosi ricca di storia” antica, dove si erge il Santuario
depositario di una storia di fede. Qui la preghiera, la corona del Rosario di cui
si è fatto apostolo Bartolo Longo, alla fine del'800, si è calata in una realtà che
parlava d’altro:
"Parlava di miseria e di abbandono, di ingiustizia e di
sopraffazione. L’uomo era calpestato nella sua dignità e i poveri, gli ultimi della
fila, non erano quasi considerati".
“La carità – ha proseguito il cardinale
Parolin - ha aperto le porte, anzi le ha spalancate alla speranza, dando vita a un’era
nuova. Nessun problema, nessuna apprensione, per quanto forte e motivata, può tenere
lontana una speranza che, proprio in questo luogo si manifesta come concreta:
“Questo
rimane vero anche se oggi ciò che viviamo non ci mette al riparo da difficoltà e angustie,
come l’insidia di una violenza sempre in agguato, o le scarse e incerte prospettive
di lavoro per i nostri giovani, ai quali non solo la crisi economica di questi tempi,
ma ritardi antichi e strutturali rendono difficile guardare al futuro con serenità
e fiducia”.
Ispirato dalla liturgia odierna dedicata alla Chiesa nascente
il porporato si è soffermato sul mandato affidato a tutti i cristiani di professare
la fede, di metterla in pratica con l’amore al prossimo, e di essere luce del mondo:
“Pensiamo
alle migliaia di cristiani che, ancora oggi, nel XXI secolo, soffrono a causa della
loro fede, sono perseguitati, vedono i propri diritti calpestati. Preghiamo per loro
e, soprattutto, agiamo come loro - Papa Francesco direbbe - senza scendere a compromessi
con lo spirito di mondanità, ma vivendo e professando in pienezza la nostra fede”.
Forti
della nostra fede, decisi ad amare il fratello, ogni fratello, possiamo quindi - ha
auspicato il porporato –essere, davvero luce per il mondo, come Gesù:
“Aiutare
gli uomini di questo nostro difficile tempo a credere in Gesù e in Colui che lo ha
inviato; ridare la speranza all’umanità, perché Egli non è venuto per condannarci,
ma per salvarci: non può essere che questo il nostro impegno di cristiani maturi e
coraggiosi”.
Infine l’invocazione alla Madonna:
“Affidiamo a
Maria, Sovrana del Cielo e della Terra, ma soprattutto nostra dolcissima Madre, la
'più tenera fra le madri', tutte le nostre preoccupazioni, le nostre ansie, le nostre
necessità".