Salone del Libro di Torino. Picchioni: Santa Sede, presenza imponente che resterà
nella storia
Oltre 1000 titoli, disposti su scaffali tutt’intorno a una grande cupola di San Pietro
“fatta” di libri. Si presenta così lo stand della Santa Sede al Salone internazionale
del Libro di Torino, che quest’anno la vede come Paese ospite d’onore. Il Salone –
come pure lo stand – è stato inaugurato ufficialmente questa mattina alla presenza
del ministro dei Beni e delle Attività culturali Dario Franceschini, che prima di
visitare lo stand vaticano ha detto: “Grazie alla Santa Sede per aver dato prestigio
a questa edizione del Salone”.
Nell’ampio stand della Santa Sede, oltre ai
libri della Biblioteca Apostolica Vaticana, dei Musei Vaticani, del Pontificio Consiglio
della Cultura, delle Accademie Pontificie e della Lev, ci sono in mostra alcuni pezzi
rari, provenienti proprio dal Vaticano: reperti archeologici, come marmi romani del
III e IV secolo; quindi un’Iliade del 1477, un libro d’ore del XV secolo, un’illustrazione
della voragine infernale della Commedia dantesca realizzata da Sandro Botticelli e
anche quattro lettere autografe: una di Cavour, le altre tre indirizzate a Pio IX
da don Giovanni Bosco, da Carlo Alberto re di Sardegna e dal re d’Italia Vittorio
Emanuele. Tra le altre istituzioni vaticane presenti allo stand di Torino, ci sono
anche l’Archivio Segreto Vaticano, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra,
l’Ufficio Filatelico e Numismatico e la Radio Vaticana.
“Una presenza fisica
imponente che rappresenta un segno che resterà nella storia del Salone”: ha detto
Rolando Picchioni, presidente del Salone, che ha dato il via ieri sera al primo
incontro di questo appuntamento. Del tema di quest'anno ("Bene in vista") suggerito
dalla presenza della Santa Sede come ospite d'onore al Salone, il presidente Picchioni
parla al microfono di Laura De Luca:
R. - Il libro
è un dono che si riceve ma si deve anche fare: pertanto, proprio in questo melting
pot del Salone si hanno occasioni di scambio per un “meticciato” culturale ed editoriale
perché moltissime sono le vie, le occasioni e gli incontri fra le diverse anime del
Salone. Quest’anno, noi abbiamo voluto che - al di là del tema generale del “bene”
- il Vaticano fosse un punto di riferimento non solo per le ragioni di ognuno, ma
proprio perché potesse costituire nell’ambito del Salone e del suo percorso ultradecennale
- sono ormai 27 anni - un punto non proprio di ancoraggio ma un punto ineludibile
di confronto. Prima, Torino era un’area tra l’agnosticismo ed il laicismo dove non
c’era nulla, solamente l’associazione Sant’Anselmo di Milano che aveva portato una
testimonianza per noi molto sorprendente perché di Torino avevamo poche cose. Poi,
con il tempo, questa testimonianza è diventata sempre più robusta, sempre più attraente
ed accattivante. Volevo ricordare - proprio perché parliamo alla Radio Vaticana -
che abbiamo avuto nell’ambito di questi anni una straordinaria “lectio magistralis”
del cardinale Etchegaray con il suo interlocutore, ovvero, Gorbaciov. È stata quindi
una cosa quasi futurista: Gorbaciov voleva capire cos’era il Vaticano II ed il cardinale
Etchegaray l’ha spiegato con tutta la sua straordinaria capacità descrittiva ed evocativa.
Questo per dire che abbiamo iniziato con poco ed oggi siamo ancora qui.
D.
- E’ un’occasione ed una sfida al confronto, al dialogo in questo modo…
R.
- Costituire il confronto che prima non c’era. Non voglio dire che si tratta di un
libro che non c’è, l’isola che non c’è, lo Stato che non c’è… Oggi, si costituisce
un confronto che credo sia poi stato rappresentato da questo straordinario plastico.
D.
- Siamo all’ombra del ricostruito “Cupolone” di legno…
R. - “Cupolone” che
credo abbia già avuto un’infinità di richieste da parte, non solo di Torino, ma anche
da parte di città straniere per poterlo avere ed utilizzare con i significati che
ognuno vuol dare al “Cupolone”.