Presentati alla Biblioteca Nazionale i primi volumi dell'opera "Autografi dei Letterati
Italiani"
Il centro studi per la ricerca letteraria, linguistica e filologica “Pio Rajna” ha
presentato a Roma, presso la Biblioteca Nazionale, l’opera “Autografi dei Letterati
Italiani”, un corpus che consta di sette volumi di raccolta dei manoscritti dei nostri
autori dalle origini della letteratura al cinquecento. Questo lavoro rappresenta un’innovazione
assoluta nel mondo degli studi umanistici e una messa a punto radicale degli strumenti
di ricerca. Matteo Motolese, professore di linguistica italiana alla Sapienza
e principale curatore dell’opera, racconta della nascita del progetto al microfono
di Maura Pellegrini Rhao:
R. - Il progetto
è nato nel 2003, durante gli anni del dottorato, fra me ed Emilio Russo: entrambi
facevamo il dottorato alla Sapienza. Abbiamo avuto l’idea di creare uno strumento
che potesse permettere di condividere materiali fra studiosi e che costituisse una
base comune per un lavoro - diciamo - a più dimensioni. Non esistono strumenti del
genere. Quello che abbiamo cercato di fare è raccogliere, facendo sostanzialmente
un repertorio, dei manoscritti autografi degli scrittori italiani, dalle origini fino
alla fine del Cinquecento. Progetti del genere non ci sono per altre letterature europee;
non c’è alcun progetto che abbia questa ampiezza e che metta insieme anche così tante
competenze sugli autografi.
D. - Avete, in effetti, tracciato una nuova mappa
dei rapporti tra i letterati e di come avveniva la circolazione della cultura…
R.
- Questa è stata l’idea che ci ha portato avanti, in realtà: guardare i manoscritti
serve soprattutto a capire come gli autori lavoravano e ovviamente guardando i manoscritti
ci si accorge anche di tante relazioni fra i letterati. Noi facciamo un censimento
sia dei materiali autografi, sia anche dei libri annotati: quindi ricostruiamo le
biblioteche degli autori. E’ importante dire che si tratta di lavori che per i singoli
autori sono fatti da specialisti e che mettono insieme una bibliografia molto vasta
che esiste. Quello che mancava era uno strumento che riunisse questi elementi. Poi,
come in ogni repertorio, c’è una porzione di componenti aggiunte, nuove scoperte,
nuovi manoscritti. Questo è possibile proprio perché il lavoro sui singoli autori
è stato affidato agli specialisti dei singoli autori, che quindi conoscono molto bene
le carte dei vari scrittori e sono in grado di individuare anche piste di ricerca
che possano poi permettere nuove acquisizioni in futuro.
D. - E’ importante
sottolineare il grande lavoro di collaborazione, di contatto continuo e scambio tra
gli studiosi, di cui la maggior parte è under 40…
R. - Questo è un progetto
che vede molte persone coinvolte, che è fatto in grande parte da persone giovani e
che è stato sostenuto - dal punto di vista finanziario - dal Ministero per la ricerca
sulla base di finanziamenti dedicati agli under 40. Anche per questo è così
bello fare un lavoro di questo genere, perché si condividono difficoltà, esperienze,
ma anche traguardi, con persone cui uno è legato da rapporti anche di amicizia. Questo
è molto importante perché si impara l’uno dall’altro e un lavoro del genere sarebbe
impensabile fatto oggi da una persona sola. In realtà era possibile farlo solamente
coordinando molte esperienze singole e questa è una delle parti più belle di questo
progetto, almeno per chi ci lavora.
D. - Infine vogliamo parlare delle emozioni
che voi studiosi avete provato toccando con mano come la letteratura venisse creata…
R.
- Questo è un aspetto emozionante, perché ci si rende conto di una cosa molto semplice,
che però certe volte si dimentica: la letteratura è un fatto estremamente umano, frutto
cioè di lavoro, di imperfezione, di fatica, di prove, di tentativi… Ciò che noi vediamo
della letteratura è la parte finale, come se fosse nata così com’è: in realtà non
è mai così! C’è un lavoro di approssimazione infinito prima di arrivare a ciò che
noi leggiamo in un libro. Noi abbiamo cercato di far vedere questa parte.