Chi nella Chiesa è chiamato ad amministrare i Sacramenti deve lasciare spazio alla
grazia di Dio e non porre ostacoli di tipo "burocratico". Lo ha affermato Papa Francesco
all’omelia della Messa presieduta questa mattina in Casa S. Marta. Il servizio di
Alessandro De Carolis:
“Chi fa l’evangelizzazione
è Dio”. Papa Francesco ribadisce questa verità opponendola all’eccesso di burocratizzazione
che talvolta nella Chiesa può ostacolare l’accostarsi delle persone a Dio. Il modello
cui rifarsi – afferma – è l’Apostolo Filippo, il quale nel brano odierno degli Atti
degli Apostoli mette in luce le tre qualità cristalline di un cristiano: docilità
allo Spirito, dialogo, fiducia nella grazia. La prima spicca nel momento in cui lo
Spirito indica a Filippo di interrompere le sue attività e di raggiungere la carrozza
sulla quale sta viaggiando, tra Gerusalemme e Gaza, il ministro della regina di Etiopia:
“Lui,
Filippo, ubbidisce, è docile alla chiamata del Signore. Sicuramente ha lasciato tante
cose che doveva fare, perché gli Apostoli in quel tempo erano tanto indaffarati nell’evangelizzazione.
Lascia tutto e va. E questo ci fa vedere che senza questa docilità alla voce di Dio
nessuno può evangelizzare, nessuno può annunziare Gesù Cristo: in linea di massima,
annuncerà se stesso. E’ Dio che chiama, è Dio che a Filippo lo mette in cammino. E
Filippo va. E’ docile”.
Per Filippo l’incontro col ministro etiope diventa
occasione di annuncio del Vangelo. Ma questo annuncio, spiega Papa Francesco, non
è un insegnamento fatto cadere dall’alto, imposto. È un dialogo, che l’Apostolo ha
lo scrupolo di cominciare rispettando la sensibilità spirituale del suo interlocutore,
che sta leggendo senza riuscire a comprenderlo un brano del Profeta Isaia:
“Non
si può evangelizzare senza il dialogo. Non si può. Perché tu devi partire proprio
da dove è la persona che deve essere evangelizzata. E quanto importante è questo.
‘Ma, padre, si perde tanto tempo, perché ognuno ha la sua storia, viene con questo,
le sue idee...’. E perde il tempo… Più tempo ha perso Dio nella creazione del mondo
e l’ha fatta bene! Il dialogo. Perdere il tempo con l’altra persona, perché quella
persona è quella che Dio vuole che tu evangelizzi, che tu gli dia la notizia di Gesù
è più importante. Ma come è, non come deve essere: come è adesso”.
Le parole
di Filippo suscitano nel ministro etiope il desiderio di essere battezzato e al primo
corso d’acqua lungo la strada così avviene. Filippo amministra il Battesimo all’etiope,
“lo porta – osserva il Papa – nelle mani di Dio, della sua grazia”. E a sua volta,
nota Papa Francesco, il ministro sarà in grado di generare la fede e “forse questo
– conclude – ci aiuterà a capire meglio che chi fa l’evangelizzazione è Dio”:
“Pensiamo
a questi tre momenti dell’evangelizzazione: la docilità per evangelizzare; fare quello
che Dio manda, secondo il dialogo con le persone - ma nel dialogo, si parte da dove
loro stanno - e terzo, affidarsi alla grazia: è più importante la grazia che tutta
la burocrazia. ‘Cosa impedisce che?’. Ricordiamo questo. E tante volte noi in Chiesa
siamo una ditta per fabbricare impedimenti, perché la gente non possa arrivare alla
grazia. Che il Signore ci faccia capire questo”.