Esplosione distrugge albergo di Aleppo. A Ginevra, conferenza delle Chiese cristiane
di Siria
Ancora violenze nelle ultime ore in Siria, in particolare nella città di Aleppo dove
un attentato a firma del Fronte islamico ha raso al suolo l'Hotel Carlton oggi caserma
delle forze lealiste. Decine le vittime. Sulla città anche raid e colpi di mortaio.
Tutto questo mentre ad Homs si è di fatto conclusa l'evacuazione dei ribelli dal centro
storico semi-distrutto e assediato dal regime da circa due anni. Marina Calculli:
Il
Fronte Islamico ha fatto esplodere ieri il famoso hotel Carlton ad Aleppo, provocando
14 morti tra i soldati e i miliziani pro-regime. Ma secondo altre fonti, i morti sarebbero
molti di più: almeno 40. La città è spaccata in due: il sud controllato dai lealisti,
mentre i ribelli sono asserragliati nel nord. E intanto ieri a Homs si è conclusa
anche l’evacuazione degli ultimi ribelli che, dopo aver firmato un accordo con il
regime, hanno lasciato la città. Secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani,
tuttavia, alcuni gruppi islamisti che non facevano parte dell’accordo con il regime,
hanno ostacolato l’evacuazione, cercando di limitare l’ingresso dei viveri a Zahra
e Nabul, due villaggi controllati dai ribelli. La lega Araba intanto ha annunciato
per lunedì prossimo un vertice a Ryad, in Arabia Saudita per cercare di “far fronte
alla tragedia siriana”. L’Arabia Saudita è uno dei maggiori finanziatori dell’opposizione
in Siria. Intanto John Kerry, che giovedì scorso ha incontrato il capo dell’opposizione
Jarba, ha ribadito: l’America sostiene l’opposizione ma non invierà armi.
Intanto
a Ginevra prende il via stasera la conferenza internazionale dal titolo: “I cristiani
in Siria, la sfida di parlare con una sola voce”. All’evento prendono parte rappresentati
delle comunità cristiane del Paese, per portare la loro testimonianza sulle sofferenze
delle comunità locali, dopo oltre tre anni di guerra. Presenti ai lavori, esponenti
delle Chiese greco ortodossa, siriaco ortodossa, greco melkita e cattolica, oltre
all'osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio Onu della città elvetica,
mons. Silvano Maria Tomasi. L’incontro è organizzato, tra gli altri, dal Consiglio
mondiale dei Siri e dal Centro cattolico di studi di Ginevra. Durante la sessione
di domani, in cui una delegazione incontrerà pure una rappresentanza delle Nazioni
Unite, i partecipanti elaboreranno un documento per una comune strategia volta a invocare
pace e stabilità in Siria. Ad intervenire, anche l’arcivescovo Dionysius
Jean Kawak, responsabile dell’ufficio patriarcale a Damasco della Chiesa siriaco
ortodossa. Giada Aquilino lo ha intervistato:
R. - Non mi
piace parlare soltanto della situazione dei cristiani. Tutti in Siria, inclusi i cristiani,
stanno soffrendo per la situazione di poca stabilità del Paese. Comunque, non posso
negare che i cristiani stiano soffrendo un po’ di più, perché sono una minoranza.
E non posso negare che stiano soffrendo perché c’è un aumento dell’estremismo islamico.
Maalula, Kessab, Homs sono città dove c’è una presenza cristiana e sono state attaccate
proprio per questo motivo. Nei giorni scorsi, i radicali prima di ritirarsi dalla
città di Homs hanno bruciato una delle più antiche chiese cristiane, la chiesa della
Vergine Madre della Cintura, la cattedrale siro-ortodossa.
D. – Queste violenze
colpiscono dunque tutte le comunità, indistintamente?
R. - Tutte le comunità,
tutta la gente della Siria, tutto il popolo siriano. Stanno soffrendo tutti. Per questo
è importante chiedere alla comunità internazionale di intervenire, ma non mandando
armi: noi non vogliamo più armi per la Siria, vogliamo un altro tipo di aiuto.
D.
– Di quale aiuto avete bisogno?
R. - Aiutare a metterci d’accordo per parlare
e dialogare. Ci sono sempre altri mezzi, ha detto Papa Francesco, per ristabilire
la pace.
D. - La via della pace, allora, per dove può passare?
R. -
Attraverso il popolo siriano. L’intervento internazionale deve essere diretto ad aiutarci
a sedere intorno ad una tavola rotonda, senza però intervenire nel nostro destino
e nel dialogo. Deve solo aiutarci a far dialogare le due parti, i ribelli ed il governo.
D.
- Quanto è importante in questo momento il dialogo ecumenico, ma anche interreligioso
per il futuro della Siria?
R. - Penso che in Siria non abbiamo avuto questo
problema interreligioso: la Siria è stata sempre conosciuta per la coesistenza. Mi
sembra ci sia qualcuno al di fuori della Siria che ha tentato di rovinare questo modo
di vivere insieme. Perciò è necessario sedere ancora insieme e promuovere il dialogo
interreligioso.
D. - Qual è il messaggio che porta alla conferenza di Ginevra
per il futuro della Siria?
R. - Parlerò tra l’altro dei diritti delle minoranze,
cercherò di richiamare l’attenzione sul fatto che la comunità cristiana sta diminuendo
molto: prima si parlava del 10% - circa due milioni di persone - adesso è un po’ difficile
dire quanti sono i cristiani, forse un terzo. Al termine del mio intervento chiederò
alla comunità internazionale di aiutarci appunto nel dialogo, ma anche dal punto di
vista umanitario. Dobbiamo aiutare coloro che si trovano fuori dalla Siria, ma anche
coloro che si trovano all’interno del Paese, specialmente i cristiani: perché se non
aiutiamo coloro che si trovano all’interno, forse cercheranno un modo per uscire.
All’appuntamento
di Ginevra prende parte anche mons. Giuseppe Nazzaro, già vicario apostolico
di Aleppo. Al microfono di Giada Aquilino, parla della situazione dei cristiani
siriani oggi:
R. – E’ gente
che ormai non ha più nulla, gente che ha perso tutto, a cui restano solo le lacrime
per piangere. E’ questa la situazione che posso testimoniare. Se si aggiunge poi ciò
che succede quotidianamente… bombe, missili che cadono, tutti che sparano, nessuno
che tiene conto del fatto che così si porta distruzione e morte.
D. – Lei conosce
bene Aleppo: questa mattina c’è stata una potente esplosione che ha distrutto un albergo
nella città vecchia. Queste continue esplosioni, questi attacchi cosa provocano tra
la gente, oltre alla violenza e al dolore?
R. – Provocano panico e voglia di
scappar via: ma dove possono scappare? Ormai la gente non ha più nulla, non ha più
neanche i mezzi per poter fuggire: le strade sono chiuse. Si cerca di sopravvivere!
E chi riesce a sopravvivere, si affida alla Provvidenza per poter campare. Purtroppo
non sempre si pensa a questi fratelli che soffrono e questo per me è il peccato più
grande dell’Occidente. La gente soffre, la gente muore e noi continuiamo a vendere
armi, continuiamo a distribuire armi, da una parte e dall’altra.
D. – Le violenze
in corso in Siria colpiscono poi indistintamente tutte le comunità…
R. – Sì,
tutte le comunità. Non possiamo dire che siano soltanto i cristiani a soffrire: una
bomba cade su tutto. E queste bombe, dove cadono, portano morte e distruzione.
D.
– Qual è l’appello della Chiesa cristiana di Siria?
R. – L’appello della Chiesa
cristiana di Siria è che tutti quelli che sono costituiti in qualsiasi modo in responsabilità
gridino contro lo scempio che sta succedendo in Siria.
D. – Il Papa, più volte,
ha pregato per la Siria e ha voluto una giornata di preghiera e digiuno nel settembre
scorso. Qual è il messaggio che è arrivato in Siria?
R. – E’ stato molto positivo.
La gente è stata contenta di sapere che il Papa pensa e prega per la Siria. Ma il
Santo Padre è il solo che grida? E gli altri che fanno? Tutti dobbiamo domandarci
cosa facciamo per quei cristiani, nostri fratelli di fede, e per quella gente, per
quei figli di Dio, perché tutti sono stati creati ad immagine di Dio.