2014-05-07 14:38:46

Thailandia. La premier Shinawatra destituita per abuso di potere


La Corte costituzionale thailandese ha destituito la premier, Yingluck Shinawatra, e alcuni ministri con l’accusa di abuso di potere per il trasferimento nel 2011 di un alto funzionario. Ora, si attende il verdetto anche per un altro capo di imputazione che la coinvolge, la corruzione. Premier ad interim è stato nominato l’ex titolare del commercio e venerdì prossimo un Consiglio dei ministri completerà la squadra. “Sono innocente e continuerò a lavorare per la democrazia”, ha detto la premier. Della natura e degli effetti di questa decisione nel Paese, già profondamente diviso, Gabriella Ceraso ha parlato con Romeo Orlandi, vicepresidente dell’Osservatorio Asia e docente di Economia dell’Asia orientale all’Università di Bologna:RealAudioMP3

R. - Se la questione sia fondata non lo so. La Corte avrà avuto i suoi buoni motivi. Sicuramente, però, è andata al di là delle intenzioni, perché rimuovere d’ufficio un primo ministro per una questione relativamente minore è stato se non un pretesto comunque un ingigantimento di un problema.

D. - I sostenitori della Shinawatra parlano di un colpo di Stato giudiziario e sono pronti a scendere in piazza. Dunque, è questo quello che ci dobbiamo aspettare? Ancora instabilità per un Paese sostanzialmente, di per sé, pacifico…

R. - Penso proprio di sì. Il vero problema è capire che cosa potranno e dovranno fare le forze cosiddette intermedie: l’esercito e la corona. L’esercito, finora, è sembrato relativamente schierato anti-Taksin, però non può certo andare contro il proprio popolo. Il re è vecchio, malato e costituzionalmente lontano dalle decisioni più cogentemente politiche. Prevedo che, di nuovo, il Paese dovrà pagare un prezzo alto all’instabilità.

D. - Non è la prima volta che si cerca di far fuori la dinastia degli Shinawatra: non c’è questa possibilità che, invece, il Paese vada verso una stabilizzazione: nel senso che fuori questo, il nuovo esecutivo, 20 luglio il voto…

R. - E’ possibile, ma rimane da capire se Shinawatra - il clan - voglia pacificamente accettare questa soluzione. In realtà dietro di loro ci sono - oltre che interessi personali e familiari - delle tendenze autentiche, vere, reali del Paese: l’imprenditoria cinese perché non ci dimentichiamo che Shinawatra è cinese, l’autonomia del nord della Thailandia perché il nord del Paese è stato negletto dalla fase di sviluppo economico che ha interessato soprattutto Bangkok e le èlite urbane e borghesi della capitale. Quindi, un misto di "sinitudine", imprenditoria, rampantismo, situazione rurale, si infittisce dietro la figura di Shinawatra, per cui, se lui rinuncia direttamente alla propria posizione - cosa alla quale io non credo - si potrebbe andare verso una pacificazione, altrimenti di andrà verso soluzioni di forza.







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