2014-05-06 19:12:07

Ucraina: cresce il rischio di guerra civile. L'Osce chiede una tregua per le presidenziali


In primo piano la crisi ucraina al centro oggi del Consiglio d’Europa riunito a Vienna. L’Ue richiama Kiev e Mosca a rispettare gli accordi di Ginevra in vista delle presidenziali, mentre l’Osce invoca una tregua per consentire la tornata. Duro l’avvertimento della Cancelliera tedesca Merkel che chiede anche ai paesi membri dell’Unione una decisione unanime sulle sanzioni alla Russia. Intanto è salito a 34 morti il bilancio degli scontri di ieri tra l’esercito di Kiev e separatisti filorussi a Sloviansk e la Francia ribadisce: c’è il rischio di una guerra civile. Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Tre settimane alle elezioni che dovrebbero dare un nuovo assetto istituzionale all’Ucraina ma il Paese è ancora in fiamme e cresce il rischio di un’invasione delle truppe russe mascherata da operazione di Peacekiping. La Nato parla di crisi gravissima per la sicurezza di tutta l’area euro-atlantica e l’Europa insiste che sia messo subito in atto l’accordo di Ginevra; lo ha ribadito anche il ministro degli Esteri italiano Mogherini, incontrando il Capo della diplomazia russa Lavrov che si è detto pronto ad un nuovo round di negoziati con la partecipazione però dei separatisti filorussi e lo stop all'ordine di usare l'esercito contro il popolo; Lavrov ha voluto anche sottolineare la possibilità di una crisi umanitaria nelle città ucraine assediate in particolare Odessa e Sloviansk, dove gli scontri di ieri hanno provocato 34 morti. Ma Kiev invoca comunque l’aiuto internazionale per garantire che le presidenziali siano libere e democratiche. Da Parigi il presidente Hollande ha evocato il caos politico e il rischio di guerra civile in mancanza del voto, mentre Londra ha accusato la Russia di voler destabilizzare la tornata del 25 maggio. Forte il monito della Cancelliera tedesca Merkel che esorta l’Ue a non temporeggiare e a prendere decisioni unanimi su sanzioni alla Russia. Colloqui fervono tra l'Alto rappresentante per la politica estera europea, Catherine Ashton, e il segretario di Stato americano John Kerry. Mosca fa intanto sapere che rispetterà il trattato New Start sulla riduzione delle armi strategiche, mentre dal G7 di Roma sull’energia arriva il sostegno e l’assistenza piena a Kiev per la sua sicurezza energetica.

Molti gli osservatori che temono il degradarsi della crisi, sullo stile di quanto avvenuto in Siria e, prima ancora, in Iraq e Afghanistan. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Andrea Margelletti, presidente del Cesi, il Centro studi internazionali:RealAudioMP3

R. – No, direi che siamo di fronte a realtà profondamente e radicalmente diverse, proprio perché la crisi in Siria, ma soprattutto la crisi in Iraq prima o il conflitto in Afghanistan, si svolgono in luoghi dove lo Stato centrale è estremamente debole o, in alcuni casi, addirittura non esistente. Invece, nel conflitto che contrappone Mosca a Kiev abbiamo due realtà statuali estremamente strutturate e con un controllo forte su tutti gli apparati dello Stato e, direi, anche su quello delle milizie.

D. – E’ possibile, secondo lei, che l’opposizione ucraina composta dal fronte filorusso sia infiltrata da altri elementi, e quali?

R. – Direi di no. Potremmo vedere l’arrivo di mercenari stranieri, però questi mercenari operano all’interno di regole ben chiare e stabilite da chi li manda a chiamare e da chi li paga. Quindi, direi che ci troviamo di fronte, semmai, a eserciti paralleli più che a milizie incontrollabili.

D. – Quale evoluzione lei vede di questa crisi che pian piano sta coinvolgendo un po’ tutte le realtà internazionali?

R. – Il vero problema è proprio l’utilizzo delle milizie, perché esse sono in grado di fare azioni importanti per conto di qualcuno che rimane coperto. Nel gergo vengono chiamate “negazioni plausibili”, ovvero il mandante può sempre dire: “No, non è colpa nostra, sono state le milizie”. Loro rappresentano davvero la wild card del conflitto. La speranza è una risoluzione della crisi ovviamente diplomatica. Però, da quello che vedo in questi giorni e in queste ore, non ho la sensazione che tutti abbiano la stessa buona volontà.

D. – Oltre a un dialogo più efficace Mosca-Washington, che potrebbe risolvere la situazione, è importante che partecipi qualche altro attore?

R. – Sarebbe importante che ci fosse l’Europa, ma anche in questo caso, come in innumerevoli altri casi, lamentiamo un “fragoroso silenzio” da parte di Bruxelles, dove invece sono proprio i Paesi europei a giocare in questo caso un ruolo determinante. La speranza è che prima o poi tutti ci si renda conto che da soli non si va da nessuna parte. Ma, in realtà, l’affermarsi sempre più di movimenti antieuropeisti dimostra come in questo momento il Vecchio continente sia un po’ in affanno.







All the contents on this site are copyrighted ©.