E’ di almeno 75 persone, secondo fonti militari, il bilancio dei combattimenti degli ultimi dieci giorni nella Repubblica Centrafricana. Gli scontri avrebbero avuto ancora una volta come protagonisti i ribelli del Fronte Seleka e i miliziani Anti-Balaka. A seguito dei recenti attacchi e del crescente clima di tensione Medici senza Frontiere ha deciso la riduzione della propria attività nel paese. Paolo Ondarza:
Non conosce tregua la violenza nella Repubblica Centrafricana. Si aggirerebbe intorno
a cento il numero delle vittime degli scontri degli ultimi dieci giorni attribuiti
a ribelli del fronte Seleka e miliziani anti Balaka nella città di Mala, a 200 km
dalla capitale Bangui. Fonti della Misca, la missione d’interposizione dell’Unione
Africana sotto mandato Onu, riferiscono di 75 morti nella parte nord occidentale del
paese , a ridosso con il Ciad, in combattimenti tra il fronte Seleka e membri della
comunità nomade fulani. In questo contesto l'Ong 'Medici senza Frontiere' annuncia
la riduzione temporanea delle proprie attività nel Paese equatoriale in segno di protesta
per l'uccisione di sedici civili, compresi tre suoi addetti, nell'assalto del 26 aprile
scorso contro l'ospedale di Boguila, nel nord-ovest. Deceduto inoltre un giornalista
di una radio protestante centrafricana gravemente ferito lo scorso 29 aprile nell’attacco
alla sua abitazione da parte di uomini armati. Per monitorare le forze in campo
nel conflitto l’Onu valuta la possibilità di usare droni –ovvero aerei senza pilota
- non armati. Al fine di proteggere i civili e facilitare l’accesso degli aiuti il
consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha già approvato ad aprile la costituzione
di una forza di pace di 12.000 uomini che dovrebbero arrivare sul posto a settembre.
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